In un anno difficile come questo tutto appare infattibile. Insormontabile. Anche un’azione semplice quindi, come un gruppo di persone che si riuniscono per scambiare sementi, ha bisogno di essere raccontata! Proprio quando il quotidiano appare incerto e i progetti per il futuro una cosa folle, mettere un seme a dimora è un atto di fiducia, di estremo coraggio. Ed è un miracolo se ancora c’è una piccolissima fetta di popolazione che si vede, un po’ in sordina, quasi di nascosto, per mettere assieme semi, sorrisi e conoscenze. E scambio semi fù!

Varco il cancello di “casa delle marmellate”, così l’ho ribattezzata. Un po’ per via dell’attività principale della sua abitante, piccola bruna ed estremamente simpatica. Un po’ per la dolcezza che accompagnerà l’intero evento di scambio semi. Mi lascio alle spalle una delle vie più tristi e grigie di Palermo e, varcando il cancello, entro in un vialetto di terra battuta. Un cagnone nero e ringhioso (ma buono!) accoglie ogni visitatore come un degno Cerbero del nostro periodo di transizione. C’è una porta scassata che dà accesso a un giardino. La luce filtra dorata tra gli agrumi. Galline e galletti multicolori razzolano un po’ ovunque, La gente siede al sole, sorride e parla lentamente. Tappeti colorati, pietanze deliziose. Perfetto, sono in uno di quei magici posti che mi fanno sentire a casa.

Si rincontrano vecchi amici, si approfondiscono conoscenze e se ne fanno di nuove. Prima dello scambio semi c’è sempre un momento che si ripete ad ogni evento, ancora più prezioso dei semi stessi: lo scambio dei saperi. Chiedo se è una follia la mia idea di seminare orzo al prossimo inverno. Si parla delle zucche trombette e di che clima vogliono. Amaranto, api, pollai, frutta tropicale, orti, periodo di semina. Tutto viene affrontato con leggerezza, si dice la propria, si impara dagli altri. È proprio là l’essenza di una comunità: sentirsi parte e mettere da parte il proprio ego. Quell’io smisurato che il modo odierno di vivere tende a gonfiare fino all’inverosimile.

E anche stavolta torno a casa con le braccia colme di doni, con la sensazione di ricevere molto più di quello che do. Piantine di alaterno, calendule, feijoe. Semi delle più svariate specie e qualità. Consigli, teneri ammonimenti, incoraggiamenti. Tutto si conclude con una magnifica passeggiata. La comunità visita uno degli ultimi scampoli verdi della città, il corso del fiume Oreto. E al calar della sera, mentre le gallinelle d’acqua e i pettirossi cantano sotto di noi, ci salutiamo con una promessa. Quella di fare del nostro meglio per cambiare il mondo 😉
Il vostro caro Totò


Salvatore Bondì
Naturalista, specializzato in Biodiversità ed Evoluzione.
Ornitologo. Permacultore. Bighellone per necessità.