La storia dell’uomo moderno sembra una bellissima avventura da romanzo giovanile. Rimasto solo, dopo la scomparsa di Neanderthal e ominidi vari, l’uomo comincia a viaggiare per tutto il pianeta, mosso da una irrefrenabile curiosità e spirito esplorativo. Colonizzata una terra dopo l’altra, comincia ad avere a che fare coi cambiamenti climatici, che mettono a dura prova la sua esistenza e ne aguzzano l’ingegno per trovare nuove soluzioni.
In questo viaggio però, l’uomo non è da solo!
Addomestica il cane 10.000 anni fa, quasi per caso. Poi è il turno della capra e del maiale, ca. 90.000 anni fa. Seguono pecore, vacche (8.000 anni fa), polli (6.000) per poi passare al boom delle domesticazioni, ca. 4000 anni fa con cavalli, asini, bufali, api, gatti, lama e chi più ne ha più ne metta.
Solo di recente, con l’arrivo delle ricerche multidisciplinari, ci si sta accorgendo di quanto l’impronta della domesticazione sia rimasta impressa in maniera indelebile nel DNA negli animali domestici. Zooarcheologia, biologia molecolare, antropologia e studi evoluzionisitici infatti hanno scoperto tracce della storia umana ben annidate nel DNA dei nostri animali domestici, nei loro reperti ossei, nelle numerose tracce che hanno lasciato in millenni di coesistenza con l’uomo. Storie di viaggi incredibili, di colonizzazione di nuove terre, di accampamenti, di nuove pratiche agricole.
Tutte le ricerche vengono fatte tramite orologio molecolare. In linea di massima: alcune porzioni del DNA non codificanti (cioè che non danno origine a proteine) tendono ad accumulare mutazioni spontanee che non sono d’intralcio alla vita dell’individuo. Le mutazioni condivise da tutti gli individui sono le più antiche. Mutazioni nuove indicano una linea di popolazione diversa, che si è staccata dalla linea ancestrale. Quelle che si trovano solo in una data regione ne suggeriscono la recente colonizzazione.

Compagni di viaggio (discutibili?)
L’analisi del DNA mitocondriale di numerosi resti ossei di maiale ha, ad esempio, tracciato la diffusione dell’agricoltura e dell’allevamento in Europa. Partiti dalle prime fattorie nel Medio Oriente ca. 11.000 anni fà, in un periodo fresco e umido, la cultura neolitica di creare insediamenti stabili e allevare animali si diffonde in tutte le coste europee, spostandosi sempre più ad occidente. Da lì conquisterà tutto il centro Europa, usando le grandi vie d’acqua del Danubio e del Reno. Il 332esimo resto osseo di maiale, in questa ricerca, viene trovato nelle campagne di Parigi, ed è datato a 6.000 anni fa. In circa 5 millenni, l’uomo si è convertito all’agricoltura in tutta l’Europa.
Ma non finisce qui. Maiali e cani infatti hanno tracciato quasi tutti gli spostamenti umani in giro per il pianeta. I primi testimoniano la conquista del Pacifico, arrivando fino alle Filippine 4.000 anni . I cani invece testimoniano due ondate differenti di colonizzazione umana del continente americano. La prima popolazione insediatasi in Nord America non aveva ancora la cultura del cane domestico. Dovettero passare altri 4 millenni perché una seconda ondata migratoria passasse lo stretto di Bering 10.000 anni fa, portando con se nuove tecniche di caccia e i primi cani domestici ad arrivare in America.
Ed ancora i cani sono testimoni di un’ondata migratoria delle popolazioni indonesiane, ca. 4.500 anni fa, che conquisteranno parte della Papua Nuova Guinea e il Nord dell’Australia, occupando le terre degli aborigeni e portando con se i loro cani.

Clima: dalla rivoluzione neolitica ai mille modi per sopravvivere al caldo e al freddo
Non solo di viaggi è fatta la storia dell’uomo!
Una volta trovate condizioni stabili e cibo in abbondanza, gli umani cominciarono ad insediarsi, accrescendo sempre di più la loro popolazione. Sopraggiunse l’agricoltura a fornire cibo necessario alla sopravvivenza di tutti. E un recente studio, fatto sulla pipì di pecore e capre (sì avete capito bene) e sul suo relativo deposito di Sali al suolo, ha attestato la velocità del passaggio da cacciatori-raccoglitori ad agricoltori: tutto in soli mille anni (da 8.500 a 7.500 anni fa). A questo si aggiungono le prime evidenze della coltura del riso e l’allevamento della carpa in Cina, ca. ca. 6000 anni fa e la comparsa di nuovi geni nel cane, per digerire l’amido che i loro amici umani cominciavano a produrre in abbondanza
Ma la pacchia non è destinata a durare per sempre! Ca. 4000 anni fa una gravissima siccità mette a dura prova il Medio Oriente, trasformando radicalmente la Mezzaluna fertile nel paesaggio arido e desolato che conosciamo oggi. Come si è scoperto? Dal DNA delle mucche moderne!
Nei loro mitocondri infatti si annida un evento insolito: i contadini iraniani ed iracheni utilizzarono i maschi di zebù (razza orientale, adatta a vivere in regimi siccitosi) per fecondare le vacche, creando una popolazione più resistente e più utilizzabile in scarsità di acqua. Prima di allora le due popolazioni di bovini non si erano mai incrociate.
La lunga carrellata di articoli si conclude col pollo dell’alto medioevo, nell’anno mille. Lo scorso millennio, infatti, il riscaldamento climatico favorisce un periodo di urbanizzazione e cambiamenti agricoli in centro Europa. Tutto ciò, unito al diffondersi delle pratiche religiose benedettine aumentò la diffusione del pollo nell’europa Centrale. Ad attestarlo è il gene TSHR, selezionato in quel periodo in base all’di taglia e alla diminuzione dell’ aggressività).

Sono sicuro che la prossima volta che guarderete i vostri animali domestici, lo farete in maniera diversa.
Amateli per tutto quello che riescono a darvi, per tutta l’empatia che hanno nei nostri confronti e per essere stati al nostro fianco nell’ultima decina di millenni!!!
Il vostro caro Totò

Salvatore Bondì
Naturalista, specializzato in Biodiversità ed Evoluzione.
Ornitologo. Permacultore. Bighellone per necessità.