Una delle caratteristiche vincenti di un predatore è la plasticità trofica, la capacità cioè di variare il proprio comportamento e rivolgersi a tipologie completamente diverse di prede, se quelle tradizionali non sono più disponibili. In parole povere: mangiare quello che offre l’ambiente.

È il caso del Geco verrucoso Hemidactylus turcicus, rettile adattabile che frequenta indistintamente molti habitat dell’area mediterranea. La sua caratteristica di predatore non specializzato gli ha permesso di essere molto plastico nell’alimentazione e quindi particolarmente adattabile a situazioni potenzialmente non ideali. Si è visto, da studi fatti ad hoc, che nei territori in cui questa specie non è in competizione con predatori ecologicamente equivalenti, una forte componente della dieta è rappresentata da insetti volanti (Psocotteri, Ditteri, Lepidotteri), attratti dall’illuminazione artificiale.
Allo stesso tempo, popolazioni coesistenti con Tarentola mauritanica mostrano un cambio repentino della dieta dovuto probabilmente ad uno spostamento di nicchia utilizzato per diminuire i livelli di competizione. Le Tarentola in pratica, più grosse e aggressive, riescono ad occupare i posti migliori occupando le pareti illuminate artificialmente, a discapito dei poveri gechi verrucosi

Abbiamo così pensato, in concomitanza ad un altro studio, di approfondire ulteriormente la dieta del geco verrucoso in ambiente sub-urbano mediterraneo (sostanzialmente nel mio giardino e quello del mio collega, Alessandro Baragona), in condizioni di sintopia con Tarentola mauritanica.
Un lavoretto simpatico, giusto 164 campioni fecali da analizzare, ognuno grande (si fa per dire) dai 4 ai 6 mm.

I risultati sono stati entusiasmanti!
La dieta è totalmente rappresentata da Arthropoda, di cui gli insetti corrispondono a più della metà delle prede (60,82%) e una notevole quantità di loro sono formiche (27,84%). Poco rappresentati altri ordini di insetti. Seguono gli Arachnida (circa il 27%). Complessivamente sono stati identificati 8 ordini (Araneae e Pseudoscorpionida; Dermaptera, Coleoptera, Hymenoptera, Neuroptera, Raphidioptera eHemiptera) e 14 specie.
Due cose sono state davvero interessanti:
– la totale assenza di insetti volatori attratti dalle luci artificiali, come Lepidoptera o Diptera. Fattore probabilmente dovuto alla schiacciante competizione con T.mauritanica
– per quanto riguarda le formiche, la quasi totalità è rappresentata da teste e ali di regina, che potrebbero rappresentare una risorsa trofica molto abbondante, anche se concentrata nel breve periodo disciamatura stagionale.

(foto di Alessandro Baragona)
L’assenza di operaie è probabilmente dovuta alla poca appetibilità di questa classe sociale, con parti chitinose abbondanti rispetto alle sostanze nutritive corporee, nonché alle percentuali di acido formico più alte rispetto alle classi riproduttive. Si tratta di un comportamento inusuale e mai registrato prima, che forse merita qualche considerazione supplementare e un approccio diverso nella ricerca, data l’e-siguità temporale ed il limitato numero di campioni.
Insomma, fare scienza in giardino è appagante, oltre che incredibilmente stimolante nel porsi nuove domande!

(foto di Alessandro Baragona)
Al seguente link il pdf liberamente scaricabile
Il vostro caro Totò (e il fido Ale Baragona)

Salvatore Bondì
Naturalista, specializzato in Biodiversità ed Evoluzione.
Ornitologo. Permacultore. Bighellone per necessità.
“data l’e-siguità” c’è un trattino di troppo.
È sempre un piacere seguire il tuo blog, mi fa sentire in mezzo alla natura anche quando sono al computer (magari avessi un giardino 😉 )