Farfalle, bioindicatori del prato!

La primavera di Giugno mi è sempre sembrata osare troppo. Tutto è al culmine. L’aria pullula di vita, tutto è ormai al culmine della stagione riproduttiva. Troppo maturo, troppo gravido, tutto rilasciato, partorito, disperso in poche settimane prima del fatidico caldo estivo.
Ma a tingere di poesia questa fase dalle tinte forti ci sono le ultime fioriture primaverili, sopratutto quelle dei prati ad alta quota, con tanto di farfalle!

Prato-pascolo in fioritura primaverile – Peloritani (ME)

Avevo gironzolato per tanti prati, indugiato su tanti pascoli in fiore, ma la fioritura di questo pezzo di mondo, sui monti Peloritani, mi aveva lasciato letteralmente a bocca aperta. Si apprestava ad entrare Maggio e tutto era esploso in una miriade di colori, in un’orgia di profumi (e pollini) da far girare la testa. Letteralmente. Così tra un’occhiata ai migratori e una alla miriade di bruchi che si nutriva sotto il cielo impietoso e azzurrissimo, mi ero lasciato attrarre dalla miriade di farfalle che sorvolavano il prato.

Pararge aegeria – femmina

Creature diafane e apparentemente fragili, sembravano indugiare di fiore in fiore, sorvolando il prato in maniera pigra e sorniona. In realtà a ben guardare, la fioritura che si estendeva (enorme) ai miei piedi, era un vero e proprio campo di battaglia, coi maschi di numerose specie che mostravano i loro colori più sgargianti per attrarre le femmine, o attaccavano lite con qualsiasi cosa passasse in volo là vicino.

Lasiommata megera in accoppiamento. La femmina in foto con ali spiegate, il maschio in basso

In meno di un’ora sono riuscito a contare ben 17 specie (e fotografarne 14!), osservandone accoppiamenti, corteggiamenti e sopratutto comportamenti territoriali vari e differenti. Alcune specie come Anthocharis cardamines pattugliavano costantemente il prato, volando freneticamente da una parte all’altra e cercando conspecifici da scacciare via o femmine con cui accoppiarsi. Altre specie come Papilio machaon o Iphiclides podalirius sostavano su posatoi rialzati come cespugli o muretti a secco, involandosi solo al passaggio di qualcosa di simile ad un esemplare della loro specie. I più buffi sicuramente i Lycaenidae, come le azzurrissime Polyommatus celina che sostavano sulle corolle basse, ma pronte a schizzare furiose contro qualsiasi cosa volasse loro troppo vicino.

Polyommatus celina – maschio

Non vedevo una concentrazione simile da anni. Era davvero come trovarsi immerso in un nugolo di creaturine svolazzanti.
Oltre alle emozioni che riescono a suscitare in noi, dovremmo apprezzare questi insetti anche nel loro ruolo di ottimi impollinatori e sopratutto di bioindicatori. Tutte le farfalle infatti sono legate a particolari piante ospite, che riconoscono grazie a particolari ferormoni che quest’ultime rilasciano e sulle quali le femmine depongono le uova. Un prato ricco, sano e composto da molte specie diverse di piante quindi può ospitare molte specie di farfalle contemporaneamente. La quantità di piante in piena antesi fiorale inoltre permette ai maschi di sostare e difendere uno sparuto numero di fiori (anche se a volte specie di grandi dimensioni difendono territori di centinaia di metri quadri) e di intercettare le femmine.

Pieris rapae

Le farfalle prative però, importantissimi bioindicatori della qualità delle nostre zone aperte, sono in forte diminuzione. Secondo un rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (Eea) su un totale di 17 specie, risulta una diminuzione del 50% degli individui negli ultimi 21 anni (1990-2011). Dato veramente allarmante, che rispecchia però un trend negativo osservato per la maggior parte degli altri insetti terrestri. Ricerche condotte nell’ultimo trentennio indicano un decremento di biomassa degli insetti, sopratutto quelli a sfarfallamento primaverile-estivo, del 70%, con punte dell’82% tra quelli legati ai pascoli estivi europei.

Maniola jurtina

Da cosa dipende questo incredibile decremento?
Beh, da fattori che continuiamo a sentirci ripetere e che continuiamo imperturbabilmente ad ignorare:

  • intensificazione agricola (specie la monocoltura, che crea interi campi sterili e privi di nettari, sopratutto nel caso delle graminacee)
  • utilizzo smodato di pesticidi (sopratutto quelli ad ampio spettro che sterminano tutti gli insetti, inclusi gli impollinatori
  • utilizzo di glifosato ed altri erbicidi (che agiscono sul sistema riproduttivo maschile, rendendo gli insetti maschi sterili)
  • abbandono dei terreni agricoli (che si inselvatichiscono, favorendo cespuglieti e boschi…ma questo è davvero il male minore!)
Colias croceus

Per quanto ancora continueremo a trascurare segnali importanti come questo?

Dobbiamo riconoscere l’importanza delle farfalle e degli altri insetti soprattutto per l’impollinazione che svolgono,  fondamentale sia per gli ecosistemi naturali sia per la stessa agricoltura. Che cosa possiamo fare nel nostro piccolo?
Semplice….piantare più fiori possibili!!!

Il vostro caro Totò

Moraea sisyrinchium

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