C’è un angolo delizioso per ogni stagione, nella piccola food forest che stiamo creando a casa acquagrande. Quello di inizio primavera è una piccola “zona-3” disposta a nord, ma insolitamente soleggiata e calda a causa dell’orografia del luogo. A marzo ed aprile diventa luogo contemplativo, a causa delle prime fioriture primaverili. I tiepidi ronzii degli impollinatori, il sole caldo. A pensarci, è sufficiente per agevolare alcuni tra gli impollinatori più importanti. A volte basta un rosmarino per far felice gli apoidei.

Nella progettazione in permacultura abbiamo inserito parecchi elementi per favorire gli impollinatori. Questi insetti, fondamentali per mantenere stabile l’equilibrio delicato di un ecosistema, forniscono diversi servizi anche ad attività umane primarie legate all’alimentazione, quali l’allegagione dei frutti o la diversità genetica negli orti. E se d’estate regnano sovrane le fioriture di lantana e Margherita di Shasta, e in piena primavera le fabacee annuali la fanno da padrone, l’imponente rosmarino di quest’angolo è la pianta che apre le danze agli apoidei affamati di nettare, appena risvegliatisi dal lungo sonno invernale.
Apoidei e rosmarino…
Questa aromatica comunissima, di poche pretese e facile gestione, è una pianta che in progettazione presenta pochi bisogni e tantissimi prodotti. Oltre ad arricchire i nostri piatti e offrire una vasta gamma di composti e oli essenziali utili, ha un grande valore ecologico legato alle sue fioriture. Il rosmarino infatti, è stato selezionato in numerose varietà che si differenziano anche per colorazione e periodo delle fioriture. Il rosmarino che insiste in quest’angolo, della varietà ‘Pyramidalis‘, comincia a fiorire a fine febbraio, periodo in cui la maggior parte degli apoidei si sveglia dal periodo invernale. Offre quindi un abbondante pasto di nettare a questi insetti affamati.

Ho deciso in questa primavera di “campionare” gli apoidei che venivano a visitarlo, tramire una caccia fotografica durata due giorni. È stata dura ritagliarsi uno spazio dai lavori dell’orto, ma è importante periodicamente analizzare l’andamento del proprio progetto, magari utilizzando dei bioindicatori come gli apoidei. I risultati sono stati superiori alle aspettative. L’abbondanza di apoidei e la ricchezza specifica (12 specie) è di molto aumentata rispetto agli anni precedenti, quando praticamente il rosmarino era visitato solo da api mellifere.
Di seguito una piccola carrellata fotografica (sperando di aver azzeccato correttamente le identificazioni delle specie):
Andrena sp. / Apis mellifera / Bombus hortorum / Bombus pascuorum / Bombus terrestris / Eucera longicornis / Melecta albifrons / Melecta luctuosa








Apoidei in pericolo…
In questo caso gli apoidei ci indicano che siamo sulla strada giusta. L’abbondanza e la diversificazione delle fioriture forniscono nettare e polline durante tutto il corso dell’anno. Le diverse specie di api che se ne avvantaggiano assicurano una impollinazione diversificata e permettono all’ecosistema di “funzionare” a pieno regime, aumentando la produzione dei frutti e la presenza di semi, siano essi selvatici che di piante coltivate.
Questo gruppo tassonomico (gli apoidei), formato dalle api domestiche, dai bombi e dalle api solitarie, negli ultimi decenni ha subito un serio declino a causa dei pesticidi, della mancanza di fioriture negli agroecosistemi e della banalizzazione della diversità ambientale. Inoltre, rappresenta un gruppo di insetti poco investigato, probabilmente per la somiglianza tra le varie specie e le piccole dimensioni, soprattutto per quanto riguarda le api solitarie.

In particolare, quest’ultime sono anche state “vittima” di un grosso “strafalcione” divulgativo. Per diffondere la notizia del loro calo di popolazione e dei pericoli che incombono su loro, le ricerche scientifiche (spesso molto settoriali e difficili da comprendere) sono state trasformate in articoli divulgativi alla portata di tutti. Ma di testo in testo, l’allarme ha perso la dicitura “solitarie” ed è rimasto soltanto un generale “le api stanno scomparendo”. Così, la maggior parte delle testate naturalistiche adesso si riferisce all’ape domestica come se fosse in pericolo, anche se in confronto alle api solitarie se la passa parecchio bene.
Possiamo fare qualcosa?
Piantare e seminare fiori è già un buon inizio. Che siano strisce fiorite, siepi, prati misti, o vasi in balcone abbondanti di specie fiorifere. Noi abbiamo voluto fare un’ulteriore passo in più. Questo inverno, per assicurare un rifugio sicuro alle apine durante la stagione invernale, e per fornire loro un luogo ideale dove deporre, abbiamo costruito una simpatica beehouse da un vecchio portabottiglie trovato nella spazzatura. Alla fine sono bastate poche ore di lavoro, materiale di recupero e l’aiuto di un amico. Gli apoidei hanno gradito immediatamente. Ma magari ne parleremo meglio in un prossimo articolo ad hoc.
Il vostro caro Totò



Salvatore Bondì
Naturalista, specializzato in Biodiversità ed Evoluzione.
Ornitologo. Permacultore. Bighellone per necessità.