Foto storiche: come è cambiato l’ambiente in Sicilia?

polizzi generosa 1800

Ci sono giorni in cui siamo impegnati nella lettura del paesaggio. Nella ricerca minuziosa di elementi (un albero, una vecchia masseria, un ruscello in secca) che riescano a raccontare la storia di quei luoghi e della gente che vi ha abitato per secoli. Che suggeriscano, diano indizi su come quel luogo si sia trasformato nel corso del tempo. A volte in meglio, più spesso in peggio. In quei giorni mi chiedo quanto sarebbe bello avere una macchina del tempo e visitare la Sicilia di un secolo e mezzo fa, utilizzando le tecnologie e le possibilità dell’oggi. Un’isola ancora abitata da lupi e cervi, con dune sabbiose a perdita d’occhio e centri abitati piccoli e poco collegati. A questo quesito possono parzialmente rispondere le foto storiche: come è cambiato l’ambiente in Sicilia negli ultimi 150 anni?

Un’isola dalle coste cementificate…

Pensate, il nostro professore di ecologia, nella facoltà di Scienze Naturali, ci raccontava che fino al 1980 si poteva andare a dorso di mulo da Trapani a Siracusa passando per le coste, che rappresentavano un enorme sistema dunale praticamente ininterrotto in tutta la Sicilia meridionale. Un ambiente ricco di biodiversità e dalla bellezza incredibile.

E oggi?!!? Le foto storiche della Sicilia parlano chiaro!

Capo d’orlando (ME) alla fine del 1800 (sx) e oggi (dx)

Su 1088 km di coste della nostra isola, soltanto 230 (il 20% circa) conservano ancora un buono stato di naturalità. Escludendo i terreni ad uso agricolo che arrivano a lambire le spiagge, ben il 61% delle coste è stato cementificato, costruendo nuove aree urbane o zone industriali. Questo boom edilizio è avvenuto soprattutto dopo il 1980. Gli ultimi anni del ‘900 infatti sono famosi per le sanatorie che giustificavano la costruzione di caseggiati fino a ridosso del mare. Questo significa che abbiamo perso quasi 850 km di habitat costieri, alcuni rari e vulnerabili. Oltre ad aver perso l’accesso e la vista sul mare nella maggior parte delle coste, soprattutto nella parte settentrionale dell’isola.

A questa urbanizzazione selvaggia, non scappano nemmeno i piccoli centri marittimi, una volta sede di comunità dedite alla pesca e alla cultura del mare e oggi mete prevalentemente turistiche. Basta guardare le foto storiche scattate in Sicilia nelle aree urbane di Cefalù (PA) o San Vito lo Capo (TP) allargatesi spropositatamente nel giro di poco più di un secolo.

San Vito lo Capo (TP) vista dal “Torrazzo” alla fine del 1800 (sx) e oggi (dx).

…dalle aree urbane sempre più grandi…

La Sicilia è al sesto posto, in Italia, per il consumo di suolo. Significa che ha uno dei tassi più alti di cementificazione nel nostro paese. Quasi 170mila ettari consumati solo in questo 2022. In gran parte sono nuovi appezzamenti di terreno dedicati alle energie alternative (agrivoltaico in primis) e al settore logistico-industriale, ma nemmeno i centri urbani scherzano. Le città si ingrandiscono ogni anno di più, cementificando migliaia di ettari soprattutto nel settore peri-urbano. Per rendersi conto di ciò, basta guardare le orto-foto di Google Earth dell’ultimo decennio. La crescita del tessuto urbano a discapito di orti, frutteti e prati è impressionante.

Buonfornello – Termini imerese (PA). Differenza tra il 2011 e il 2017. Nuove aree dedicate alla logistica e all’industria.
Borgnonuovo, quartiere periferico di Palermo. Differenze dal 2006 al 2017.
Ciaculli, storica borgata agricola ad est di Palermo. Differenze dal 2006 al 2017.

Tutto questo asfalto e cemento, spesso utilizzato senza una seria pianificazione territoriale, impermeabilizza il suolo, creando gravi problemi nella gestione delle acque meteoriche. Non è un caso che due delle tre zone rappresentate dalle foto appena sopra abbiano seri problemi di inondazioni e colate di fango dopo violenti acquazzoni.

…con pochissime zone umide…

Una delle foto storiche scattate in Sicilia e che più mi ha colpito è questa: Mondello a metà dell’800. La zona di mare (bellissima, per carità!) di Palermo, era una palude alle porte della città!

Mondello, metà ‘800

Dai dati storici si sa che la zona acquitrinosa si formò per via del disboscamento compiuto in epoca storica nelle zone montuose adiacenti all’attuale Mondello. Essendo un golfo molto stretto e ricco di torrenti e fiumiciattoli, tutti i detriti generati dall’instabilità dei versanti, dove non c’erano più alberi, impantanarono la zona, bloccando lo sfocio delle acque dolci a mare e trasformando una fertile zona coltivata in una landa di fango e acque stagnanti (ricche tuttavia di biodiversità!). In quella zona esisteva soltanto un piccolo villaggio di pescatori e una zona dedicata all’estrazione del sale. Nel 1889 si avviò la bonifica e oggi Mondello è la zona “in” dei bagnanti palermitani.

Mondello oggi. La torre (visibile anche nella foto precedente) è una delle poche evidenze storiche di un passato profondamente diverso.

La scomparsa delle zone umide è una costante in tutto il Mediterraneo, nell’ultimo secolo, soprattutto per fornire nuovi spazi agricoli alla popolazione o abbattere le epidemie di febbre malarica. Tuttavia a rimetterci, sono le specie selvatiche. Solo nella nostra isola abbiamo perso 5 specie di uccelli acquatici e una orchidea legata alle zone paludose negli ultimi 50 anni. E il resto non se la passa molto bene…!

…ma per fortuna sempre più verde!

In tutto questo, c’è una forte nota positiva. La Sicilia è sempre più coperta da boschi!

I boschi stanno sfiorando quasi il 20% della superficie regionale, dato che continua a crescere ogni anno con la media di quasi 500 ettari annui. La crescente urbanizzazione e la ripresa della copertura boschiva, sono in realtà due facce della stessa medaglia: le campagne si stanno spopolando!

Troina (EN), foto storica scattata in Sicilia da Robert Capa durante la II Guerra Mondiale. Lo stesso tratto di strada fotografato oggi rivela una maggiore copertura vegetazionale, con arbusteti misti che fanno da avanguardia al bosco vero e proprio.

In Sicilia, l’abbandono dei pascoli e delle attività di sfruttamento del bosco ha creato un boom di copertura vegetale nel giro di un secolo e mezzo. Siamo passati da ca. 50mila ettari di bosco a più di 300 mila. In realtà, molto spesso le nuove coperture vegetazionali non sono propriamente boschive, quanto formate da macchie mediterranee, zone ecotonali e arbusteti.

Spesso infatti, la successione naturale viene interrotta dagli incendi o mancano i propaguli (i semi e gli animali che li disperdono) e quindi il bosco non arriva ad attecchire. Se considerassimo anche gli arbusteti nel conteggio precedente, arriveremmo all’ottima cifra di 500mila ettari, che non è poco. Altre volte invece, c’è un vero e proprio bosco che dorme sottoterra e che, mancando il disturbo, riemerge in tutto il suo splendore. E’ il caso delle Madonie, di Ficuzza e di parte dei monti di Palermo, dove faggete e leccete stanno riconquistando i cocuzzoli spelacchiati che il disboscamento aveva privato della copertura arborea. E a volte la differenza è impressionante!

foto storiche sicilia
Monte Mufara, parco delle Madonie (PA). Foto di inizi ‘900 (sx) e oggi (dx)

L’auspicio è quello di continuare sempre per il meglio!

Parafrasando un po’ Arminio, abbiamo bisogno di gente che si accorga dei cambiamenti nel tempo e di come paesaggi e popolazioni mutano, di gente che questi cambiamenti li sappia registrare e riportare in maniera chiara e sincera. E poi di gente che sappia trasformare queste evidenze in qualcosa di comprensibile e adatto al grande pubblico, alla popolazione intera, in maniera che ognuno di noi possa avere la possibilità di fare del proprio meglio, di rendere sempre più bello stu jardinu ‘nmenzu di lu mari.

Il vostro caro Totò

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