Chiassosi e adattabili, i passeri rappresentano una delle specie più comuni e conosciute del territorio italiano. I passeri sono maestri della sopravvivenza. Uccelli prevalentemente granivori, sono in grado in realtà di sfruttare tantissime risorse diverse, riuscendo così a colonizzare habitat molto differenti tra loro. Si trovano, infatti, dalle aree prevalentemente agricole fino ai centri urbani (ne abbiamo già parlato qui). Sono versatili e rappresentano un’ottima specie modello per testare il livello di bioaccumulo di sostanze chimiche. Ben due studi sono usciti su rivista scientifica tra gennaio e febbraio del 2019 a tal proposito.

In cosa consiste il bioaccumulo?
Si tratta di un processo biologico in cui sostanze estranee al corpo si accumulano in animali e piante. Questo accade in valori così alti da presentare una concentrazione maggiore rispetto all’ambiente esterno. In pratica, sostanze tossiche inquinanti, rilasciate dalle attività umane pressoché giornaliere (metalli pesanti da attività industriali, composti chimici agricoli, ecc…) accumulano nell’atmosfera, nel suolo e nelle acque. Da lì possono bio-accumulare all’interno di un organismo tramite la dieta o la respirazione, in concentrazioni molto superiori a quelle riscontrate nell’ambiente circostante.
Gli animali che assorbono inquinanti (metalli pesanti, idrocarburi, fitofarmaci, elementi radioattivi) li trattengono nei propri tessuti corporei, senza riuscire ad eliminarle. Queste molecole rimangono così “intrappolate” in penne, piume, ossa, muscoli, artigli. Spesso queste sostanze hanno ripercussioni anche sull’uomo, che bio-accumula sostanze inquinanti come tutti gli altri animali del pianeta.
Bioaccumulo in Italia…
Il primo di questi due lavori è tutto italiano!
A febbraio 2019 è uscito il risultato di un’attività congiunta tra l’associazione ARDEA e l’Università degli studi della Campania. Si è attestata la presenza di metalli pesanti sulla popolazione di passeri dell’Oasi WWF Lago di Conza in un mosaico di aree agricole, urbanizzate e strutture industriali. Dalle penne prelevate a 184 passeri, tramite inanellamento scientifico, si è visto che ci sono chiari segnali di bioaccumulo su tutti gli esemplari. Leggendo i risultati della pubblicazione, le ali di questi uccelli sono un vero e proprio decalogo di metalli pesanti. In particolare, le presenze più rilevanti sembrano essere Arsenico, Cromo, Cadmio e Bario. Tutti elementi molto utilizzati nei processi industriali, rilasciati spesso in traccia nelle acque reflue delle aziende.
In particolare, dalle misurazioni sugli esemplari campionati, appare evidente come animali che hanno alte percentuali corporee di Bario e Cadmio presentino alcuni parametri corporei (massa e lunghezza dell’ala) inferiori ai loro conspecifici. Ciò indica un possibile effetto negativo sulle condizioni di salute. Tutto ciò accade in una riserva naturale. Suggerisce quindi che questi elementi si disperdano nell’ambiente su un raggio davvero ampio. Un ampio insieme di specie li assimila tramite specie coltivate per fini alimentari o acqua potabile (anche nel caso dell’uomo)!

…e bioaccumulo in Svizzera
Il secondo lavoro è stato invece pubblicato a gennaio 2019 e ha come focus la principale area agricola della Svizzera. Stavolta ad essere investigati sono i neonicotinoidi. Questi insetticidi neuro-attivi già più volte sono stati incriminati per il loro impatto negativo sulle specie selvatiche. 146 penne di passero, provenienti da 47 aziende agricole (ripartite tra biologiche, integrate e convenzionali) sono state esaminate per cercare tracce di neonicotinodi. Risultato? TUTTE le penne erano contaminate da almeno un neonicotinoide a concentrazione misurabile (NLOQ), con il thiacloprid presente nel 99% dei campioni e la clothianidina a percentuali davvero alte.
La concentrazione di pesticidi aumenta passando da aziende biologiche (2,6 ppm) a quelle integrate (3,4 ppm) sino a quelle convenzionali (15,2 ppm). Da una ricerca veloce, risulta che la clothianidina sia catalogata come moderatamente tossica per gli uccelli, nonostante evidenti prove di laboratorio abbiano appurato danni al sistema riproduttivo. Inoltre è risultata cancerogena per molte specie di piccoli mammiferi. Oltre ad essere altamente tossico per la fauna d’acqua dolce, quando dal suolo va a contaminare le falde acquifere. Nemmeno il thiacloprid scherza! Ne è stato infatti revocato l’uso in Italia a Giugno 2018 data l’evidente tossicità del prodotto. Che però nel frattempo è stato usato in maniera massiccia per ben 10 anni…

Distribuzione di aziende agricole studiate sulla superficie agricola della pianura svizzera. I simboli colorati, dal giallo al viola, corrispondono a concentrazioni crescenti per almeno un neonicotinoide dei cinque analizzati
E’ il caso di continuare?
Nell’immaginario collettivo la scomparsa o lo status negativo di molte specie è legato a eventi lontani e distanti da noi, come gli incendi in Amazzonia o la deforestazione tropicale. Nel frattempo però, la nostra agricoltura davanti la porta di casa uccide, in maniera più silente, la vita attorno a noi. E il bioaccumulo è uno dei danni meno visibili, dato che gli elementi in traccia sono uno dei più sottili rischi ambientali su vasta scala….
I passeri e potenzialmente molte altre specie di uccelli che abitano terreni agricoli, sono spesso esposti a più di un contaminante contemporaneamente. Ciò è particolarmente preoccupante in quanto gli effetti deleteri sono sempre più documentati sia sulla fauna che sull’uomo.
E’ davvero ora di cambiare rotta e di usare pratiche non dannose per la vita!
Il vostro caro Totò


Salvatore Bondì
Naturalista, specializzato in Biodiversità ed Evoluzione.
Ornitologo. Permacultore. Bighellone per necessità.