Ecotono: una vita al limite!

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Ieri c’era il sole e i miei alunni della scuola del bosco grufolavano allegramente nella parte di frutteto che abbiamo ribattezzato “il villaggio”. Vi hanno costruito le loro casette, ognuno di loro convinto di stare al sicuro, in quell’ecosistema che si è creato. Sul confine dei loro steccati, recinti di ramaglie, cerchi di pietre, nascevano continue baruffe scherzose, l’energia era al massimo e l’esperienza cementava i rapporti di gruppo. Mi è tornato in mente un libro di Giorgio Vacchiano, “La resilienza del bosco”, che parla proprio di questo: anche gli ecosistemi hanno un confine, l’ecotono: una vita al limite!

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Parco nazionale della Majella. In questa foto si vedono benissimo differenti habitat (bosco a conifere, bosco mesofilo misto, cespuglieto, prateria). Ognuno di loro si riconosce chiaramente, ma i confini non sono mai netti, ne rettilinei.

L’ecotono si forma quando le condizioni che permettono la crescita della vegetazione cambiano in modo graduale. Una zona intermedia, insomma, dove le caratteristiche chimiche e fisiche mutano, ma non bruscamente. A differenza di quanto si possa pensare, l’ecotono non è fisso ne netto. Viene perfettamente rappresentato da una zona di transizione graduale e non da una linea netta di separazione. Possiamo fare tantissimi esempi: la fascia di cespugli e giovani alberi tra un bosco maturo e una prateria. La linea di battigia tra la spiaggia e il mare. Le zone sub-urbane, con case sparse tra la città e la campagna agricola. I ghiaioni e i coni detritici, tra le pareti rocciose e i prati d’alta quota.

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Parco Regionale dell’Etna: tre ecosistemi diversi, formati da tra diverse associazioni vegetazionali, si fondono l’uno nell’altro, creando un bellissimo ecotono eterogeneo

Ecotono mon amour!

L’ecotono rappresenta uno degli ambienti più importanti per la biodiversità. Contiene infatti un numero di specie spesso superiore a quello dei singoli ecosistemi, a causa del cosiddetto effetto margine. La sua comunità (cioè l’insieme delle specie che vi vivono) non ha soltanto specie tipiche dei due ecosistemi che in esso confinano, ma anche specie completamente diverse e nuove.

Le specie utilizzano l’ecotono in maniera diversa, a seconda della loro ecologia. Le esigenti possono usufruirne come corridoi di connessione tra habitat più estesi. Ad esempio, le rive alberate dei fiumi connettono spesso diversi ecosistemi boschivi, permettendo alle specie arboricole di non attraversare territori non idonei. Le specie generaliste, invece, li scelgono attivamente in quanto ambienti ad alta energia. Sono specie “vincenti” proprio perché l’uomo crea ecotoni in abbondanza. Ci sono poi specie strettamente ecotonali: per compiere il loro intero ciclo vitale hanno bisogno di caratteristiche intermedie tra un ecosistema e un altro. Non sopravviverebbero in un prato, nè in un bosco maturo. Ma nel cespuglieto ci stanno alla grande!

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Lo zigolo nero, una specie fortemente ecotonale

Talvolta gli ecotoni nascono a causa di un disturbo dell’ecosistema: l’incendio di una parte di prateria, un’alluvione, lo schianto di alberi su di un crinale. Questi eventi provocano un improvviso cambio nelle condizioni di luce, fertilità e umidità, provocando un riassestamento delle specie in quel luogo. Alcune scompaiono, moltissime altre arrivano a colonizzare quel posto pieno di nuove occasioni.

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Parco regionale dell’Etna: una colata lavica ha spezzato in due un bosco di conifere. In questo ecotono proliferano felci e muschi, negli interstizi delle rocce. Giovani alberi cominciano a germinare, mentre le tottaville cantano proprio in questa zona aperta ma prossima agli alberi!

Uomini, mezzi uomini ed ecotoni

L’uomo ha contribuito più di ogni altra specie animale alla creazione di ecotoni, grazie a incendi, pascolo, colture e disboscamento. Gli ecotoni artificiali, tuttavia, sono parecchio problematici: non rappresentano un passaggio graduale da un ambiente a un altro, ma linee di demarcazione nette e improvvise. Nessuna progressiva commistione di elementi dei due ecosistemi confinanti. Mentre un ecotono graduale svolge un compito essenziale per le specie che abitano gli ecosistemi e che lì si incontrano, un margine troppo netto non offre alcun servizio e anzi, destabilizza profondamente le parti di ecosistemi che entrano in contatto in questo modo.

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Agro partinicese (PA): campi e laghetti agricoli… dov’è finita la gradualità?!!?

L’ecotono offre anche un valido servizio ecosistemico: ci protegge dalle calamità!
La fascia a Posidonia spiaggiata protegge le coste sabbiose dall’erosione e dalle mareggiate. L’alberatura ripariale mitiga gli effetti catastrofici delle inondazioni, rallentando il flusso e la velocità dell’acqua e intrappolando i detriti. Il cespuglieto è spesso composto da sclerofille, piante le cui foglie dure e coriacee rallentano l’avanzata del fuoco e ricacciano facilmente dalla base appena le condizioni tornano favorevoli. Insomma, gli ecotoni spesso ci salvano la vita!

E poi arriva la Permacultura!

A capire e sviluppare il potere degli ecotoni e dell’effetto margine è stata soprattutto la Permacultura. I bordi, i confini e le aree periferiche sono così passate dall’essere snobbate (a volte perfino odiate!) a diventare una parte importante nella progettazione di ecosistemi antropici sostenibili. I primi permacultori hanno infatti sapientemente notato che le zone marginali agiscono da filtro o da barriera per i flussi di energia, permettendo di indirizzarli, bloccarli o accumularli.

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L’ecotono che si è creato a casa Acquagrande, tra la strada provinciale e la siepe est. E’ un ambiente di buona naturalità, che tampona un po la “brutalità” ecologica della strada

Basti pensare alle siepi frangivento, alle strisce fiorite al margine dei campi, ai detriti accumulati dalle maree, alle foglie ammonticchiate lungo muretti o staccionate. Sono le zone a più alta energia, che interfacciano mondi diversi e lo fanno in maniera complessa. Niente margini rettilinei e banali quindi, ma che seguano i pattern che ritroviamo in natura. Ne gioveranno una ecologia diversificata, un aumento di produttività, una diversa visione delle cose.

Il vostro caro Totò

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