Manca più di un mese per cominciare ad impostare l’orto primaverile. Le nostre mani prudono di impazienza. Nonostante febbraio sia il più corto dei mesi, sembra non passare mai. E allora, un po’ per i principi della Permacultura, un po’ per esorcizzare la stagione invernale, progettiamo a più non posso. Ieri era il momento di completare la nuova zona destinata alle colture primaverili. L’orto a lasagna, infatti, in questo momento sta esplodendo di patate e cicorie, tanto che lo si può a malapena attraversare. Così ci siamo presi di coraggio e abbiamo deciso di creare un nuovo appezzamento, per le colture annuali, che permettesse di usare tre elementi che adoriamo. Orto, anfibi e pacciamatura!

Nel cuore di casa Acquagrande, in piena zona 2 (vedi qui per una rapida spiegazione sulle zone in Permacultura) abbiamo creato una vasca che raccoglie il surplus idrico di una sorgente più a monte. Il livello è abbastanza stabile e, se straborda, l’acqua in eccesso raggiunge tutte le altre zone del sistema. Perché non mettere proprio là tutte le colture annuali che richiedono molta acqua e tanto spazio?
Sarà un ottimo posto per il nostro mais nero, o l’Amaranto…

Oltre allo spazio e all’abbondanza di acqua, quella zona rappresenta un sistema davvero stabile. La salute ecologica della vasca è assicurata dalle Radix auricularia, lumaconi che assicurano un ottimo equilibrio dei nutrienti. Tre specie di anfibi si alternano durante il corso dell’anno, catturando insetti e frequentando le zone limitrofe durante la notte. Inoltre vi si foraggiano frequentemente le nostre anatre che, gestite in modo corretto, si nutrono bene senza intaccare le specie vegetali e animali che vivono nella vasca.

E proprio grazie alle anatre c’è venuta l’idea di creare lì un altro pezzo di orto. Le abbiamo viste più volte rovistare nella pacciamatura della nostra food forest senza mai intaccare le piante. Così ci siamo detti: e se accatastassimo pacciamatura attorno alla vasca? Anfibi e anatre terrebbero pulito l’orto dagli insetti dannosi e nel caso di piante resistenti come il mais, non apporterebbero danni alle colture.

Così abbiamo cominciato ad accatastare potature, soprattutto di Nespolo del Giappone, già da novembre. Poi vi abbiamo disposto sopra la lettiera del nostro pollame, ricchissima di nutrienti. Poi di nuovo foglie di nespolo. Ieri però mi sono reso conto che avevo dimenticato di disporre del cartone sotto il letto di pacciamatura, per evitare che le erbe selvatiche crescessero all’arrivo della primavera. Così sposto la pacciamatura e….

….sorpresa! In mezzo a tantissimi artropodi del suoloe qualche Poiretia, vi erano un botto di Discoglossi dipinti! Accoccolati nelle loro tane umide e calde in mezzo alla pacciamatura mi hanno appena degnato di uno sguardo, mentre ad ogni rastrellata ne trovavo sempre di più. Il discoglosso dipinto Discoglossus pictus è un anfibio strettamente legato alle aree mediterranee costiere e frequenta tantissimo gli agroecosistemi, anche se ha visto una contrazione evidente delle proprie popolazioni con l’avvento dell’agricoltura industriale e del chimico.

Così ho pazientemente disposto il cartone in maniera tale da non dar fastidio agli animali (perdendo dieci minuti appena!) e ho ricoperto il tutto, aggiungendo un ultimo strato umido di erba e Oxalis, cresciute in mezzo ai camminamenti. La cosa divertente, è stata quella di ritrovare “la sguercia”, una femmina molto grossa e di almeno 5 anni, con la particolarità di aver perso un occhio quand’era molto giovane. Quasi ogni anno la avvistiamo ai primi di marzo nella vasca, distante meno di due metri, e intenta a riprodursi.

Beh che dire, per me questa è una delle tante evidenti prove che l’agricoltura, se familiare e rigenerativa, può essere davvero un successo e generare abbondanza e profitto per tutti. Una piccola vasca, un orto e tanta pacciamatura assicurano un ambiente umido per molluschi, insetti, anfibi e piante acquatiche, un ambiente di foraggiamento per le nostre anatre (che ci donano un uovo al giorno e montagne di ottimo letame!) e anche un sito di svernamento per una specie di anfibi, nonché un sito di alimentazione!
E per noi? Se tutto va bene, stimiamo che ad ottobre, da questo piccolo appezzamento avremo ricavato dai 20 ai 30 kg. di cibo. Rigenerando il suolo, che sarà più fertile rispetto all’anno scorso, nonostante ci abbiamo coltivato sopra. Insomma, si può davvero essere parte di un ecosistema!
Il vostro caro Totò

Salvatore Bondì
Naturalista, specializzato in Biodiversità ed Evoluzione.
Ornitologo. Permacultore. Bighellone per necessità.
Tutto in equilibrio e tutto legato, come le strofe di una poesia. Natura e uomo in una convivenza facile in un mutuo scambio.
Bello, mi piace molto come scrivi! Profonde conoscenze e traspare molto il tuo amore per la natura! Vai avanti così. 😉