Chi è quel gruppo di persone capace di prendersi la propria responsabilità, che conserva e gestisce eticamente ecosistemi agricoli e naturali e tenta in tutti i modi di creare benessere e abbondanza? Esatto, i permacultori!
Tre etiche e dodici principi che costituiscono uno starter pack d’eccellenza, oltre a una qualità che chiunque si dedica alla Permacultura ha innata o apprende velocemente: quella di osservare. Quest’ultima però è propedeutica a una connotazione ancora più importante, potente e in grado di unire i tanti mondi che si occupano di Natura: l’interpretazione ambientale!

L’interpretazione ambientale è roba ardua: ampie conoscenze naturalistiche, un approccio ecologico e olistico e una grande capacità comunicativa. Chiunque faccia interpretazione ambientale deve saper riconoscere le specie animali e vegetali del proprio territorio, capire le interrelazioni che esistono tra di esse e trarne conclusioni. Perché? Per promuovere azioni pratiche di conservazione. Oppure diminuire i conflitti tra agricoltori e specie selvatiche. O ancora far conoscere alla popolazione una emergenza ambientale. Per fortuna, dal mondo della conservazione della Natura e della divulgazione scientifica possiamo imparare metodi di interpretazione ambientale d’enorme aiuto al mondo della Permacultura. Story telling, bioblitz, cityzen scienze. Noi ne abbiamo trattato un dettaglio una, nel nostro ultimo articolo: le strateging species!
Le strateging species sono un insieme di specie particolari che possono aiutare chi non è “addetto ai lavori”. Possono far comprendere come funziona un ecosistema, o appassionare la gente a un problema. Ho pensato alle strateging species come ottimo kit di strumenti per i permacultori perché alcune di loro sono già abbondantemente usate nel mondo della Permacultura. Ad esempio le specie indicatrici. Animali o piante che possono indicare una caratteristica ambientale o un processo ecologico in atto.

Qualche esempio? Rumex pulcher e Rumex crispus indicano terreni calcari e alcalini. Rumex acetosa invece, terreni acidi. Un eccesso di gramigna o di Oxalis indica lavorazioni del terreno troppo pesanti. Un eccesso di chiocciole indica la cattiva salute di un ecosistema. Vuol dire che mancano predatori (ricci, rospi, carabi). Occhio però a che specie di chiocciole prendiamo come specie indicatrice: alcune potrebbero felicemente farci notare l’abbondanza di materia organica!
Anche il concetto di habitat former species è già noto ai permacultori. Alcune piante, infatti, sono comunemente utilizzati da chi si occupa di Permacultura per formare agroecosistemi con caratteristiche di abbondanza e resilienza. Specie che formano veri e propri habitat e che, nel caso della Permacultura, vengono intelligentemente usati per aumentare la quantità di biomassa al suolo, sequestrare carbonio, stabilizzare versanti, liberare nutrienti. Una tra tutte, è sicuramente il Vetiver (Chrysopogon x zizanioides). Un ibrido sterile noto in tutto il mondo per le sue ottime qualità ecosistemiche. Data la sua capacità di attecchire ovunque e ricacciare facilmente dopo il taglio, i permacultori utilizzano questa specie (tanto da aver ideato il “Vetiver system”) per formare vere e proprie praterie che accelerano la successione vegetazionale, o come inter-fila nelle colture arboree. Forma quindi piccoli habitat praticoli praticamente di transizione, ma utili a un progetto finale di creazione di biomassa e biodiversità.

E le specie cardine? Sono quelle specie su cui si basa l’intera architettura dell’ecosistema. Se mancano, tutto comincia a scricchiolare e vacillare, come se mancasse un cardine appunto. Nel mondo della permacultura eleggerei a specie cardine tutti gli impollinatori, soprattutto api e farfalle!
La loro presenza assicura l’impollinazione di molte delle piante che utilizziamo come pacciamatura verde, come piante da supporto alla coltivazione e soprattutto ai fruttiferi e alle orticole. Gran parte del cibo che produciamo dipende dal loro operoso lavoro. Oltre che a noi, assicurano cibo a una infinita schiera di animali insettivori, predatori dei prati, parassiti, insetti brucatori. Insomma, hanno davvero un ruolo importante e nel mondo della Permacultura si fa di tutto per agevolarli. Bee hotel, arnie top bar, giardini per impollinatori!

Esiste invece una specie che regola la presenza e la densità di quasi tutte le altre specie animali e vegetali di una comunità? Negli ecosistemi naturali è quasi sempre un grosso predatore, come il lupo o il delfino. Ma nei sistemi in Permacultura, questo compito viene svolto egregiamente dalle galline. Questi animali possono limitare la diffusione delle specie erbacee indesiderate, diminuire o la presenza di insetti dannosi all’agricoltura, distribuire la materia organica, trasformare scarti in prezioso letame, ossigenare il suolo, areare i compost. Oltre a fornire uova e carne. Senza il lavoro delle galline, aumenterebbero a dismisura specie che farebbero facilmente crollare l’intero agroecosistema. Proprio come una pietra di volta in un arco. Non a caso, queste specie regolatrici, in conservazione della natura, prendono il nome di keystone species.

Rimangono le ultime due strateging species, tra le più comuni a non essere state menzionate. Una è la specie bandiera: bella, carismatica e che attira l’attenzione della gente. Ad esempio il grillaio Falco naumanni! E’ un piccolo falco coloniale che nidifica negli ecosistemi, nutrendosi soprattutto di animali dannosi all’agricoltura (grilli, cavallette, arvicole). Nidifica nei vecchi casolari a poca distanza dall’uomo. E’ un migratore a lungo raggio, collegando con la sua biologia mondi incredibilmente lontani in una rete trofica molto estesa. Insomma, un ottima specie a simboleggiare la Permacultura. E infatti qualcuno ci ha già pensato!

L’altra è la specie ombrello. Un’entità che, se protetta, permette che il suo intero habitat ne benefici, allargando ad ombrello la protezione su tutte le specie che ne condividono gli habitat. Perché non adottare a livello nazionale, da permacultori, una specie ombrello per cui fare azioni pratiche di conservazione? C’è un’ottima candidata, ed è la raganella. Predilige agroecosistemi integri, dove non vengono utilizzati pesticidi. Nel periodo riproduttivo utilizza piccole pozze, stagni e abbeveratoi con livello dell’acqua stabile e rive vegetate (o vegetazione alta nei pressi).

Nel periodo invernale sverna in ambienti riparati e umidi, prediligendo soprattutto siepi basse e fitte. Tutte cose che facilmente si trovano in un sistema in Permacultura, inclusa l’assenza di pesticidi. Creare un ecosistema che soddisfi le caratteristiche di questa specie agevola un numero enorme di specie dipendenti da siepi, zone umide e agricoltura organica.
Pensiamoci!
Il vostro caro Totò

Salvatore Bondì
Naturalista, specializzato in Biodiversità ed Evoluzione.
Ornitologo. Permacultore. Bighellone per necessità.