Il Farmland Bird Index, 3 cose belle su questa misura agroambientale!

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Da un paio di anni faccio parte della squadra siciliana del F.B.I., ovvero il Farmland Bird Index, un indice di valutazione ambientale pressocché sconosciuto nell’ambiente agricolo. Eppure ,è un’attività che movimenta centinaia di persone. Di che si tratta? Di una delle misure agroambientali più belle al mondo!
Il Farmland Bird Index è, nella sua forma più pura, un censimento al canto. Un simposio di ornitologi, distanti a volte migliaia di chilometri, che nello stesso periodo tende l’orecchio a milioni di uccelli in canto. Uccelli per cui la primavera è un’occasione imperdibile.


Ci si alza la mattina presto, molto presto, quando ancora la metà del Pianeta dorme beatamente. Si prepara una bella caffettiera piena (ce ne sarà bisogno!), binocolo, quaderno di birdwatching, cappellino e acqua fresca a volontà, perché il sole picchia. Poi ci si mette in macchina e via a scorazzare per i campi che ti sono stati assegnati. Ogni rilevatore ha infatti uno o più quadranti, all’interno della propria regione. In ogni quadrante deve occuparsi di registrare tutte le specie di uccelli (e il numero di individui!) che vede o sente, stabilendo la probabilità che queste nidifichino all’interno del quadrante. Ogni quadrante ha 15 punti d’ascolto per effettuare un censimento al canto di soli 10 minuti, arco di tempo in cui, di buon mattino, si sentono il 90% degli individui di quella data zona. Non di più, altrimenti si rischia di fare una sovrastima di individui.

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Alcamo (TP) – Agroecosistemi cerealicoli


3 cose belle su questa misura agroambientale:

La prima cosa bella del Farmland Bird Index è lo stato continuo di meraviglia che ti pervade per tutta la giornata di campionamento. La maggior parte delle zone che si vanno a censire sono, a prima vista, molto povere a livello zoologico.
Macchè! Si scopre invece che gli agroecosistemi sono habitat ricchissimi. Per di più contengono specie spesso rare o in pericolo. In Italia ben 12 milioni di ettari sono destinati all’agricoltura e all’allevamento (dati ISTAT 2019) e rappresentano una quota significativa del 4% del territorio. Può sembrare poco, ma scendendo a livello regionale, le quote del territorio destinate all’agricoltura variano molto. In Sicilia ad esempio, quasi un milione e mezzo di ettari sono interessati dall’agricoltura e sono la casa di specie che in maniera esclusiva risultano legati a questi ambienti: occhione, grillaio, pernice di mare, ghiandaia marina, molti silvidi e alaudidi.

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Scendi dalla macchina e ti trovi davanti….una Ghiandaia marina!
Uno degli uccelli più rari e belli d’Italia

La seconda cosa bella, dell’essere un rilevatore del Farmland Bird Index, è che ti senti parte di qualcosa di più grande. Dalla fine della primavera all’inizio dell’estate infatti, orde di ornitologi europei battono le strade dissestate e polverose dei propri quadranti, tendendo l’orecchio a un canto improvviso, un richiamo sommesso, un fruscio tra il grano. Immagino che la mia emozione nel censire sulla scheda una ghiandaia marina appena arrivata dall’Africa sia la stessa del mio collega finlandese che segna sulla sua scheda una civetta nana, che è riuscita a sopravvivere al lungo inverno scandinavo. Si lavora tutti per uno sforzo comune, quello di assicurarsi che la Terra stia bene, che il nostro impatto non sia troppo pressante sulla popolazione di uccelli selvatici. E purtroppo ci stiamo rendendo conto che… ahimè qualche danno lo stiamo creando.

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Farmland Bird Index: un binocolo, tante emozioni….e una pelata incipiente! (foto di Antonino Barbera)


La terza cosa bella infatti è che, grazie a questo lavoro congiunto, effettuato su scala mondiale, ci si sta rendendo conto di come gli uccelli legati agli agroecosistemi siano in preoccupante declino!
A livello mondiale, gli ultimi dati di questi programmi di ricerca sono davvero catastrofici: vi è un calo numerico di tutte le specie di uccelli, soprattutto insettivore, ma il loro numero è chiaramente in caduta libera nelle aree agricole. Specie dapprima comunissime, come le allodole, sono diminuite del 68% negli ultimi 20 anni. Le popolazioni di pernici e starne stanno letteralmente collassando, con un relativo declino del -50% e -90% negli ultimi 25 anni.

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Anche specie insospettabilmente comuni, risultano in forte declino. E’ il caso dello Storno comune (Sturnus vulgaris) che ha subito una riduzione di popolazione del 60% negli ultimi 30 anni. Fonte Pan-European
Common Bird Monitoring Scheme


In Europa le popolazioni di uccelli delle zone agricole sono crollate di oltre il 50% dal 1970 ad oggi, con un crollo evidente avvenuto negli anni ’80. Qualcosa come 300 milioni di uccelli in meno in tutto il continente. Le specie di habitat praticoli (prati di fieno, praterie montane, pascoli, pseudosteppe) hanno attualmente lo stato di conservazione più preoccupante, seguite da specie che occupano mosaici agricoli con zone arbustive. Un articolo tutto italiano, pubblicato su Avocetta, racchiude le principali minacce in 6 fattori legati alla gestione agricola moderna: intensificazione agricola, abbandono della terra, gestione dei parassiti, scarso successo riproduttivo, difficile attuazione pratica delle misure di conservazione, spostamento stagionale della distribuzione e dell’habitat da parte delle specie nidificanti. L’industrializzazione dell’agricoltura sta quindi distruggendo un equilibrio ecosistemico in cui colture umane, insetti e uccelli si sono auto-regolati per millenni.

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Salemi (TP) – Civetta (Athene noctua) in un contesto vitivinicolo

Il tutto si può racchiudere in un macro-problema: la completa dipendenza dell’agricoltura industrializzata dagli input chimici.
Pesticidi e fertilizzanti in primis.
Come ovviare a questo problema?
Un recente progetto pilota in Italia sta valutando un insieme di metodi agricoli che non si basano esclusivamente su pesticidi sintetici, accoppiato a un nuovo metodo assicurativo contro il fallimento delle colture. In pratica si forniscono assicurazioni agli agricoltori disposti a rinunciare ai pesticidi. Il risultato si è rivelato eccellente! Non solo le attività degli agricoltori sono rimaste stabili, ma anche la resa dei raccolti non è diminuita.

Cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo?
Non siamo tutti agricoltori. Ma possiamo contribuire lo stesso a tamponare questo declino preoccupante. Quello che ci viene richiesto oggi non è un divieto ai pesticidi, ma un cambio di paradigma.
Mai sentito parlare di biologico? Di autoproduzione? Le scelte che noi compiamo ogni giorno, a tavola, sono per lo più la radice di questo problema.

agricoltura sicilia papaveri
Gallitello (TP)

Concludo con una frase che spero ci faccia riflettere:

Il cibo a basso prezzo è un’illusione. Non esiste. Il vero costo del cibo alla fine viene pagato da qualche parte. E se non lo paghiamo alla cassa, lo paga l’ambiente e la nostra salute.

Michael Pollan

Il vostro caro Totò

Per maggiori info:

articoli scientifici
collasso degli uccelli di aree agricole in Europa
collasso degli uccelli di aree agricole in Italia
uccelli comuni in Italia, anni 2000-2004

siti dedicati
Progetto MITO – specie agricole
European Bird Census Council
PECBMS – trend per paese e per specie
Agraria – Il Farmland Bird Index
Primi dati F.I.B. anni 2000-2014

Articoli divulgativi
National Geographic
CNRS News

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