Ci sono alcuni “luoghi del cuore” che occupano un posto speciale nella crescita personale di ognuno di noi. Ed indubbiamente l’Orto Botanico di Palermo è per me uno di quei luoghi. Vi ho passato alcuni dei momenti più belli della mia vita universitaria, visto specie inusuali per un parco cittadino, preso una boccata d’aria durante le ore di studio. Benché pulluli di vita, ho sempre pensato che a livello di Biodiversità questo vero e proprio polmone verde all’interno della città di Palermo non potesse esprimere appieno il suo potenziale. Alcune pratiche infatti azzeravano la presenza di specie selvatiche, ed era un peccato dato il valore che hanno le isole verdi all’interno di un tessuto urbano.

Sono tornato all’Orto (tra naturalisti lo chiamiamo così, col nome confidenziale di un amico) dopo parecchio tempo, incuriosito da un evento a tema ecologico e (soprattutto) dai bei feedback che mi erano arrivati circa la nuova direzione. Meritatissimi, oserei dire, dato che l’ho ritrovato in una veste ecologica notevolmente migliorata! Sono bastati poche semplici azioni per favorire la biodiversità in una vera e propria esplosione di vita.
In particolare, le strategie vincenti che hanno adottato sono state:
- Migliorare la qualità delle piccole vasche, eliminando le gambusie. Questi piccoli pesci sudamericani erano infatti presenti in tutte le zone umide dell’Orto Botanico per tenere a bada le larve di zanzara. Il problema è che non permettevano ad anfibi e insetti di riprodursi, nutrendosi delle loro uova. Delle 12 vasche che ho visitato, 9 erano piene di girini di Discoglosso e nella decina c’era una femmina in deposizione! Un successone dato che per l’ultima mia visita questa specie era relegata ad una sola vasca da dove erano state tolte le gambusie. E inoltre vi era abbondanza di ditiscidi, gerridi e notonette. Rane verdi in canto. E nemmeno una larva di zanzara! Non immaginate quanto sia importante avere una popolazione di anfibi sana in piena città!

- Molta più biomassa vegetale al suolo! Soprattutto legno morto, in decomposizione o marcescente. Sotto alcuni rami lasciati in loco era pieno di larve di Cetonidae, chiocciole del genere Oxychilus e onischi intenti a sminuzzare il tutto e ridare humus alla terra. In mezzo alle querce inoltre svettava un bellissimo tronco crivellato di buchi di Cerambicidae, insetti le cui larve xilofaghe si nutrono di legno morto. Probabilmente una manna dal cielo per questi coleotteri che in città sono praticamente impossibilitati a riprodursi!

- Prati di annuali selvatiche in mezzo alle collezioni botaniche. In particolare un bel prato di papaveri tinteggiava tutto il settore delle Cycas, prima tristissimo e continuamente rasato a livello del suolo. Le erbe inoltre sembravano agire positivamente sulla stabilità del suolo. Aveva appena piovuto e non c’era traccia delle strisce di terra rossastra che negli anni precedenti si riversavano sui viali al primo acquazzone. Oltre ad ospitare un bel concerto di…
- …impollinatori! C’era un ronzio bellissimo e continuo di api, bombi e sirfidi che bottinavano imperterriti su fioriture a perdita d’occhio. Una biodiversità davvero incredibile, da rifarsi gli occhi in questo triste periodo di crisi degli impollinatori. Le aiuole lasciate un po più selvagge, l’abbondanza e l’eterogeneità di fiori selvatici e le migliori condizioni del suolo hanno indubbiamente giovato all’entomofauna dell’Orto!

- Un bel progetto di cassette nido per aumentare le popolazioni di insettivori (soprattutto cince). Benché ci fosse abbastanza disponibilità di buchi negli alberi usati come siti riproduttivi, queste specie si trovavano costrette a competere con i parrocchetti dal collare (che tendono ad allargare e occupare i buchi nei tronchi) e a subire predazione da parte del ratto nero. Le cassette nido assicurano siti riproduttivi in più e stanno venendo lentamente colonizzate, dando inoltre la possibilità agli zoologi di studiare le dinamiche di una popolazione urbana.

- Un approccio più ECO a molte azioni che nel quotidiano vengono svolte in maniera errata. Tra le molte, mi ha colpito l’installazione di una colonnina d’acqua potabile, accessibile a tutti (un piacere vedere i turisti riempirvi le proprie borracce) con l’aggiunta di un tocco di classe: i frutti dell’albero del sapone (genere Sapindus) sapientemente posizionati ì per lavarsi le mani!

Inoltre l’Orto botanico di Palermo mira a diventare plastic free!!!
Insomma, un plauso davvero meritato a questo cambio di rotta. Sono tornato a casa entusiasta e confortato dal fatto che esistono ancora professionisti che sanno agire in maniera ragionata e con una spiccata coscienza ecologica.
Visitate l’Orto Botanico di Palermo: un inno alla biodiversità!
Il vostro caro Totò.

Salvatore Bondì
Naturalista, specializzato in Biodiversità ed Evoluzione.
Ornitologo. Permacultore. Bighellone per necessità.
In contrasto con quanto giustamente da te notato, la pessima idea della trasformazione dell’Orto in luogo di movida con bar ristorante aperto fino a tardi, portatore di degrado e disturbo della fauna. Iniziativa impropria e rozza in un luogo che dovrebbe essere di studio e di pace. L’emergenza covid ha restituito al giardino il suo silenzio ma che succederà alla riapertura?