La migrazione sullo Stretto di Messina (Foto-racconto)

Si arriva in postazione che è ancora buio. Nell’aria ovattata dell’Aurora cominci a compiere i movimenti di ogni mattina. Apri la postazione mobile, accendi gli schermi, esci la sedia, versi il caffè caldo e ci intingi i biscotti, intirizzito nella tua giacca termica. Poi arriva, d’improvviso, e non riesci a fare a meno di sorridere. Un calore diffuso sulle spalle, come la mano di un amico che non vedevi da tempo. Così preso dalla colazione non ti accorgi che l’aria è diventata più tersa e tutto comincia a prendere colore.

Alba sui Peloritani (ME)

Ci vorrebbe lo spettacolo dell’Alba ogni mattina, per caricarsi di energie!
Tutto cambia in pochi minuti, la collina di avvistamento si schiude in un tappeto di fioriture primaverili mentre da lontano i silvidi impazzano tra i cespugli e l’ericeto, con le loro note grattate e i vistosi display con cui tentano di scacciarsi a vicenda.

Magnanina – Sylvia undata

La mattina scorre tranquilla e lenta, fino a quando non comincia a riscaldarsi l’aria. Grosse masse di aria calda si staccano dal suolo, alzandosi vorticosamente e trascinando con loro polvere e semi piumosi che salgono in alto, sempre più, in termiche pacate. È il momento in cui arrivano i primi grandi migratori. Si avvistano già da lontano, puntini che veleggiano lentamente lungo la dorsale dei Peloritani, la catena montuosa che giunge fino a Messina. Si avvicinano piano, lenti e metodici, fino a passarti praticamente sopra la testa. Con le ali spiegate ti sorvolano, spesso così vicini che riesci a guardarli dritti negli occhi. La cosa impressionante è che anche loro ti guardano, decidendo in quella frazione di secondo se fidarsi o meno di te, se passare sopra quello strano essere a due gambe significa ricevere una fucilata o suscitare un misto di stupore ed incredulità.

Termica di Nibbi bruni – Milvus migrans

Si percepisce, osservandoli al binocolo, l’impeto irresistibile che li spinge a continuare imperterriti, sempre più a nord. Si percepisce a volte quell’attimo di indecisione quando davanti a loro si dispiega il mare e le condizioni atmosferiche non sono il massimo per la traversata. Si percepisce anche, soprattutto la sera, la loro stanchezza. I battiti d’ala più lenti, la ricerca di un posto dove passare la notte. E nel frattempo si studiano i piumaggi, ci si perde su un margine alare per capire se le secondarie siano più lunghe delle primarie o meno. Si indugia sulle sagome e sui colori, si contano le primarie digitate, ci si accerta di una nuca dorata o di una barra alare interrotta a metà.

Cicogne bianche in migrazione – Ciconia ciconia

In un mese di campo ho potuto osservare ben 27 specie di rapaci, per un totale di ca. 5000 esemplari. Il grosso è costituito principalmente da Falchi di palude e Falchi pecchiaioli, ma ho avuto l’occasione anche di avvistare specie veramente rare (Smeriglio, Falco Sacro, Poiana delle steppe) o inusuali (Aquila del Bonelli, Lanario, Aquila reale). E nel frattempo si raccolgono dati fondamentali sull’altezza di volo e le traiettorie, grazie al prezioso aiuto dei radaristi, l’ultima frontiera del conteggio rapaci!

…nel frattempo, al radar…!!!

La giornata procede così fino al tramonto, che sullo Stretto di Messina è quasi una esperienza ultraterrena.  Fare conteggio rapaci migratori sullo Stretto di Messina significa appartenere a qualcosa di più grande. Significa entrare in punta di piedi in un fenomeno ecologico globale che, due volte all’anno, mobilita milioni di animali a compiere spostamenti incredibili, sorvolare terre e mari su cui nemmeno sosteranno. Significa incontrare lungo il loro viaggio, centinaia di questi animali. Incontrarli per un attimo fugace in quella loro vita così movimentata.

Tramonto sullo Stretto. In primo piano Messina e la punta di Ganzirri. Sullo sfondo le isole Eolie (foto di Michele Panuccio)

Giunti a casa si fanno i conti con gli indeterminati. Libro alla mano, si prendono le foto fatte agli esemplari dubbi durante la giornata appena trascorsa, sperando che l’immagine sia quanto meno decente e sveli qualche particolare sfuggito all’osservazione sul campo. Presto si forma un capannello davanti ai monitori dei PC o delle reflex. Gli osservatori si scambiano pareri, indicano parti del corpo o silhouette particolari, aprono i manuali sfogliando lentamente le pagine, gli occhi indagatori su qualche riga che potrebbe agevolare l’identificazione. Solo quando le ditate sullo schermo diventano troppe e le idee troppo confuse, si va a letto.

…il genere Circus crea sempre confusioni….

Partecipare ai campi di osservazione è una esperienza tanto dura quanto gratificante. Bisogna studiare ed arrivare preparati per svolgere bene un corretto lavoro di identificazione, ma è una fortuna che pochi possano permettersi.
Viviamo in uno dei tre maggiori hotspot migratori mediterranei, non lasciamoci sfuggire questa fortuna!

Per maggiori informazioni:
Il sito di Medraptors contiene praticamente tutte le risposte a quello che volete sapere sulla migrazioni. Articoli su riviste scientifiche, tesi, progetti, informazioni sui siti di lavoro.
Inoltre Ornis Italica, WWF e Lipu sono tra le associazioni che sono coinvolte con le ricerche e le attività anti-bracconaggio sullo Stretto di Messina.

Il vostro caro Totò

Una risposta a “La migrazione sullo Stretto di Messina (Foto-racconto)”

  1. Quando il lavoro coincide con la passione si può vedere oltre la noia o la stanchezza di molti momenti. È commuovente e da esempio

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