Sembra che, in questo secondo decennio del secolo, parlare e scrivere di trekking sia la moda del momento. Tra i tanti testi tradotti in italiano, quasi tutti di autori statunitensi ed inglesi, troverete spesso uomini a cui piacciono le sfide e le avventure impossibili, che elogiano il cammino al pari dei loro polpacci indolenziti, con prose ammiccanti come il racconto di un amplesso con gli amici al bar. Insomma, per essere un trekker devi essere un duro!
Robert Macfarlane invece non lo è. O almeno non lo lascia intendere. Professore di lettere a Cambridge, appassionato di parole scomparse tanto quanto di bagni in nudità nelle gelide acque scozzesi. Una cultura letteraria che ha dell’incredibile. Ed è capace di una scrittura così veritiera e ricca di dettagli che vi sembrerà di camminare accanto a lui, sugli antichi tracciati inglesi. Se poi aggiungete un’irresistibile attrazione per il wildness, la selvaticità appunto, allora il gioco è fatto!
In Luoghi selvaggi non ci sono solo i racconti delle sue peregrinazioni alla ricerca degli ultimi angoli davvero selvatici dell’Inghilterra, ma vi troverete dentro migliaia di storie. Di persone, luoghi, di come le lingue cambino ma riescano a dire sempre la stessa cosa (come per l’origine del termine wild!). Di ecologia e vicende geologiche. Storie di scrittori, amici, marinai, uomini del neolitico che prima di lui hanno percorso le vie argillose dell’Essex o le spiagge limacciose del Suffolk.

Luoghi selvaggi è arrivato a casa mia un po per caso, regalo di un amico carissimo. Ammetto di averlo temporeggiato prima di iniziare a leggerlo, ma ora nella mia libreria occupa un posto speciale. E’ uno dei testi che più rispecchia il mio modo di vivere la Natura, un approccio alla montagna discreto e poetico, denso di sensazioni che ho condiviso dalla prima all’ultima pagina.
A tal proposito ho deciso di raccogliere in questa recensione alcune delle frasi più belle del libro, accompagnate da foto della nostra Sicilia. Spero che il caro Robert non me ne voglia, da isolano a isolano!
Capitolo I – Faggeto
(Foto: Piano Cervi – Madonie)
<<Non saprei dire adesso quando mi innamorai della selvaticità, so solo che così fu e che il bisogno che ne provo resterà sempre forte in me. (…) Raggiungere un luogo selvaggio, per me, voleva dire inoltrarsi fuori dalla storia umana.>>
Capitolo II: Isola
(Foto: Alicudi e Filicuri visti da Salina – Eolie)
<<Le idee, come le onde, hanno un’area di generazione. Ci raggiungono dopo aver viaggiato per vaste distanze e il loro passato è spesso invisibile o a malapena immaginabile. La wildness, la “selvaticità”, è una di queste: ha percorso distanze temporali immense.>>
Capitolo III: Valle
(Foto: Valle del fiume San Leonardo – Caccamo)
<<Nella valle avevo imparato un modo diverso di immaginare il tempo, o perlomeno di percepirlo. (…)Vi avevo trovato anche la rapidità: la picchiata improvvisa di un corvo imperiale, le virate dell’acqua attorno ad una roccia, gli scatti delle libellule, i moscerini che nascevano, danzavano e morivano nell’arco di un giorno.>>
Capitolo V: Foresta
(Foto: Lago Zilio – Nebrodi)
<<Non c’è nessun mistero in questa associazione tra boschi e mondi ultraterreni, perchè i boschi, come chiunque sa, sono luoghi di corrispondenza, di chiamata e risposta. (…) sanno suscitare in noi nuovi modi di essere e di percepire, sanno stimolare gli spiriti in modo sempre diverso>>
Capitolo VI: Foce
(Foto: Foce torrente Rosmarino – Nebrodi)
<<Disteso sulla sabbia trasportata dal vento, sotto le stelle bianche, pensai che l’idea di natura selvaggia con cui avevo intrapreso i miei viaggi – una natura disumana, nordica, remota- stava iniziando a sgretolarsi al semplice contatto con il terreno reale. (…) Non c’è isola o vetta, valle o selva segreta che non sia stata visitata, abitata, lavorata o segnata in un qualche momento degli ultimi cinque millenni. Uomo e selvaggio sono indivisibili.>>
Capitolo VIII: Vetta
(Foto: Golfo di Termini Imerese, dalla cima di Monte San Calogero)
<<Il calcare, me ne resi conto in quei giorni, pretende dal viandante spostamenti di un genere nuovo: lo induce a lasciarsi distrarre, a vagabondare, a far dipendere la sua logica motoria dal caso o dalla rivelazione improvvisa.>>
Capitolo XI: Via Cava
(Foto: Portella Arena – Madonie)
<<La Natura selvaggia è dovunque – aveva scritto Roger -basta fermarsi lungo il cammino e guardarsi attorno. Per lui il mondo presente e a portata di mano celava altrettante meraviglie del luogo antico e distante. Era un esploratore della contrada ignota che ci dimora accanto.>>
Capitolo XXII: Spiaggia alluvionale
(Foto: Capo Playa – Cefalù)
<<Voglio che tutti i miei amici crescano come le erbacce. E voglio essere un’erbaccia anch’io, spontaneo e inarrestabile. Non voglio le amicizie che vanno coltivate>>
Per maggiori informazioni sull’autore
Wikipedia
Emmanuel College
Ed alcune recensioni sui suoi libri
Le antiche vie – Alpinismo Molotov
Le antiche vie – Compagnia dei cammini
Luoghi selvaggi – Alpinia
Il vostro caro Totò

Salvatore Bondì
Naturalista, specializzato in Biodiversità ed Evoluzione.
Ornitologo. Permacultore. Bighellone per necessità.
sai già che correrò in libreria appena ritorno in terra palermitana. ottima recensione, e ottima l’idea di farci assaporare il testo affiancando le immagini della nostra terra. grazie del consiglio, e buon anno 🙂
Grazie Peppe!
Sapevo avresti apprezzato