
Inauguriamo questa nuova rubrica sulla Citizen Science con un argomento che mi sta molto a cuore: la conservazione delle specie a rischio! Una delle filosofie di pensiero della “scienza del cittadino” è proprio l’apertura dei risultati della ricerca scientifica al pubblico, affinché questi servano a far conoscere un problema e a sensibilizzare l’opinione comune. Quasi nessuno si cimenta nella lettura di un lungo articolo scientifico in inglese, ma un’inserzione snella e dotata di immagini risulta molto più piacevole!
Nella conservazione, questo processo è senza dubbio essenziale in quanto spesso le specie sono in pericolo per cause molto legate alle azioni umane.
E’ il caso dell’articolo scientifico che oggi intendo rendere un po più “accessibile”. Tutto comincia nell’inverno 2012, quando giunge la bella notizia di un Falco Sacro ungherese, “Barnabas”, che sta svernando in Sicilia! Questa specie, affine ai grandi falconi come il Pellegrino ed il Lanario, nidifica in Europa orientale. Alla fine del ‘900 ha avuto un grosso calo demografico e ad oggi le coppie non superano le 300 unità. A differenza dei falconi siciliani, il Sacro è specie migratrice, compiendo spostamenti invernali anche di migliaia di chilometri…
Barnabas fa parte di un progetto LIFE, della durata di ben 7 anni (!) che ha visto la collaborazione di quattro diversi Stati e un monitoraggio completo e costante di quasi tutta la popolazione nidificante nei Balcani e in Ungheria. Il giovanotto, a cui è da nidiaceo stata montata una trasmittente satellitare sul dorso, dopo anni di gironzolii decide di passare il suo secondo inverno in Sicilia, ed è qui che entra in gioco il mio coinvolgimento.
Il compito da svolgere è semplice: cercare un singolo individuo, abile nella mimetizzazione e che passa la maggior parte del suo tempo immobile al suolo, in un territorio apparentemente sconfinato…!!!
Ma per fortuna esiste la tecnologia! Grazie all’uso del satellitare infatti, gli ungheresi riescono ad individuare il dormitorio di Barnabas e a mandarmi le coordinate. E’ un successo. Oltre a riuscire a scorgerlo, bello ed in salute, sotto il dormitorio trovo un tappeto di borre e resti di pasto. Informazioni utilissime, dato che sull’alimentazione invernale di questa specie non si sa praticamente nulla.
Ma il colpo di scena accade l’anno successivo. Sfortunatamente Barnabas ha un brutto incidente durante la migrazione autunnale, affogando mentre attraversa il Mar Adriatico a causa di un forte temporale. Ma nello stesso dormitorio arriva un altro Falco Sacro, un giovane dell’anno! E ci rimane per tutto l’inverno sbocconcellando allegramente e permettendomi di raccogliere ancora più dati.

Le borre vengono aperte ed analizzate, identificando tutti i resti contenuti all’interno e che permettono di riconoscere le specie di cui i falchi si sono nutriti. E qui la sorpresa!
Il Falco Sacro, animale dalle dimensioni ragguardevoli e che durante la stagione riproduttiva si nutre sopratutto di mammiferi (conigli, citelli, scoiattoli di terra), in Sicilia invece trascorre l’inverno cibandosi prevalentemente di….Insetti!!!

E’ un grave colpo alla stima che provavo per questa specie, ma i dati sono schiaccianti, gli insetti rappresentano il 70% dei resti trovati nelle borre. Grilli, cavallette, mantidi religiose, coleotteri e perfino bruchi vengono attivamente cercati e predati da una specie che ha dimensioni paragonabili ad una poiana!
I vertebrati rappresentano soltanto il 30% delle prede, divisi tra uccelli (19%) e una piccola porzione di mammiferi e rettili (ca. l’8%). La preda però che probabilmente è risultata fondamentale per il superamento dell’inverno è stata il Piccione, che rappresenta quasi il 50% della biomassa totale.

Da questo studio si possono trarre diverse conclusioni e alcuni spunti interessanti:
– Non è raro che i rapaci eseguano degli “shift” di alimentazione durante le diverse stagioni, puntando su prede numerose e disponibili come lo è il Piccione per questo studio. Questo però espone i predatori al rischio più alto di malattie trasmesse dalle prede, come salmonellosi, tricomoniasi e tubercolosi aviaria, tutti patogeni comunissini nelle popolazioni semi-selvatiche di Piccione
– Essere così dipendenti da un’unica preda può essere fatale. Un crollo della popolazione dei piccioni avrebbe conseguenze serie sui Sacri svernanti, così come sui falconi siciliani residenti (Pellegrino e Lanario)
– Sembra comunque strano che il Falco Sacro non si rivolga ad altri micro-mammiferi comuni nei nostri campi come Arvicole, Mustioli o Toporagni. Questo può indicare un forte impoverimento dei nostri ecosistemi agricoli dovuto all’eccesso di rodenticidi e disinfestati, e studi come questo potrebbero essere un serio campanello d’allarme.
– L’alimentazione dei predatori può essere utilizzata per testare due grossi cambiamenti: quelli agro-culturali, con lo stravolgimento delle pratiche agricole e un fortissimo impatto sugli animali legati all’agricoltura, e quelli climatici, che ad una scala molto grande hanno un forte impatto sui passeriformi svernanti nelle regioni mediterranee, potenziali prede dei falchi.

Sperando di aver aperto nuovi spunti su cui riflettere…
Se volete cimentarvi nella lettura dell’articolo scientifico lo trovate qui
Allego anche un bel sito dove vedere i Falchi Sacri intenti nella nidificazione, monitorati da una webcam
Per finire, il sito ufficiale del Life “Sakerlife”
Il vostro caro Totò

Salvatore Bondì
Naturalista, specializzato in Biodiversità ed Evoluzione.
Ornitologo. Permacultore. Bighellone per necessità.
Penso manchi una parola:
“Sfortunatamente Barnabas MUORE durante la migrazione autunnale, affogando mentre attraversa il Mar Adriatico a causa di un forte temporale.”
Grazie per l’articolo
Corretto! Grazie