Ci sono giornate destinate a restare nella nostra memoria come memorabili. Giornate grigie e piatte, cominciate come mille altre giornate della vita, ma che possono prendere pieghe mutevoli e inaspettate e rivelare grandi, grandissime sorprese. E’ il caso di una mattina di inizio estate, cominciata nella polvere delle stradelle del Sud Sicilia, sotto un sole veramente impietoso. Polvere fine come talco, bianca ed impalpabile. Sollevata dalla nostra macchina, immersi nei campi a perdita d’occhio, si deposita con noncuranza su qualsiasi cosa le aggradi: binocoli, pc portatili, taccuini, non meno che nelle nostre gole arse. Torme di moscerini e la promessa di un caldo ancora più torrido.
Una mattinata di merda. E invece no!
Perchè lungo la strada era tutto uno svolazzare di uccelli.
“Cogli la tua rosa d’amore, quando l’estate promette di tutto” cantava Rino Gaetano, senza torto alcuno. Giugno era arrivato, biondo e dirompente. L’aria stessa sembrava gravida di vita e sensualità, il solo respirare sembrava una proposta scottante. Stagione di nidi, di nuove vite e di bocche da sfamare. Gli uccelli erano impegnatissimi nella ricerca di cibo, ovunque piccoli becchi frementi attendevano quelli dei genitori, colmi di qualche leccornia
Le pianure del Centro-sud siciliano sono, forse, uno dei migliori posti per le specie nidificanti su tutto il territorio italiano. Attorniato da alture di modesta grandezza, si stende un mosaico praticamente ininterrotto di campi, in particolare grano e carciofo, alternati da campi arati e piccole zone umide, scampate alle pesanti e consistenti opere di bonifica.
A specie tipiche delle zone cerealicole mediterranee a volte si trovano affiancati uccelli di altre altitudini che però qui trovano le condizioni ideali per stabilirsi e riprodursi. Se questo è il regno indiscusso degli alaudidi e dello Strillozzo, ogni tanto compare qualche coppia di Culbianco, a dare quasi una ventata altomontana in questo paesaggio torrido.
Durante le nostre ornitologiche scorribande però, un verso attrae la nostra attenzione. Santo, santissimo orecchio allenato del birdwatcher! Un treek-treek appena percepito nel vento odoroso d’Africa ci fa piantare i freni all’istante. E’ un verso che conosco, che ho sentito e anni fa, ma che non ho più avuto l’occasione di reincontrare. Qualcosa di simile al cavaliere d’Italia, ma un filo meno serioso. Ad un certo punto l’uccello pettegolo si materializza dal nulla, tuffandosi praticamente contro la nostra macchina ed eseguendo una vertiginosa impennata verso il cielo. Il volo ricorda quello di una piccola sterna, quasi un mignattino, mentra la sagoma ricorda un grosso rondone. Quando si posa a terra non crediamo ai nostri occhi (!!!)
Un uccellino marrone, grande meno di 30 cm e con due gambette piccole e rigide come stecchi. Fa qualche involontario passo verso di noi, spinta dal forte vento che spira a raffiche calde. Quando si rialza in volo, puntando decisa verso di noi, non abbiamo più dubbi. E’ una Pernice di mare (Glareola pratincola)!
Involata la prima ne arriva una seconda, poi una terza, poi una quarta. Segue un rapido attacco alla nostra macchina, fatto di abilissime picchiate e virate all’ultimo minuto. Ci passano sempre più vicine, verseggiando con la loro voce stridula. Noi siamo allibiti, non crediamo ai nostri occhi. E’ una specie la cui presenza è ben segnalata in questo territorio, ma che io non vedevo da anni. Quando qualcuna si posa a terra, letteralmente scompare, mimetizzandosi in mezzo alle zolle brune.
Notando il collarino e la gola colorata, ci sorge il dubbio che siano in piena nidificazione proprio nel campo attiguo alla strada (in effetti il comportamento non lascerebbe dubbi!) e ci spostiamo di qualche centinaio di metri. La luce è meno forte e un secondo soggetto si posa a terra, vicinissimo alla macchina e del tutto indifferente a noi, lasciandosi fotografare a nostro piacimento. Continuo a scattare imperterrito, incredulo per la fortuna che abbiamo avuto (a casa scoprirò poi che la maggior parte degli scatti eseguiti dalla Scassona, la mia vecchia macchina fotografica, sono da cestinare!.
La pernice di mare è una specie su cui si sa ben poco. Ad ampia diffusione in tutto il vecchio mondo è però un uccello difficilmente avvistaabile, data la peculiarità di frequentare zone ipersaline vicino alle coste marine, prediligendo terreni brulli o con vegetazione molto rada. Si nutre prevalentemente di insetti, che cattura in volo.
In Italia è sempre stato un nidificante poco comune e in Sicilia le nidificazioni passate sono state pochissime, molto spesso dubbie. In Avifauna di Sicilia di A. Corso risulta che in questa zona le coppie stimate alla fine degli anni ’90 fossero tra le 30 e le 60, dimezzate già all’inizio del 2000 a causa di cambiamenti ambientali e sopratutto di un fortissimo disturbo antropico. Nidificando in mezzo ai carciofeti, in un particolare ambiente di campi allagati nel periodo estivo ed asciutti già a tarda primavera, questi vengono tratturati spesso durante il periodo riproduttivo, anche se quasi mai sfruttati essendo non ottimali per la vegetazione.
Mi chiedo perchè a distanza di quasi vent’anni non si è ancora fatto assolutamente nulla per proteggere questa colonia, che avrebbe davvero bisogno di rapidi interventi per far si che questi uccelli possano nidificare in santa pace. Attualmente infatti questo è il nucleo nidificante probabilmente più cospicuo su tutto il territorio italiano, forse anche a livello europeo.
Nella seconda metà degli anni ’90 è stato effettuato un gran bel progetto di gestione dei prati umidi dove questa specie nidificava nella provincia di Ferrara, dato che stava diventando sempre più rara. Lavorando superficialmente il terreno tra la fine di aprile e l’inizio di maggio su prati umidi emersi o creati ex novo, si è avuta una lenta ricrescita della vegetazione erbacea e quindi la permanenza di un ambiente idoneo alla nidificazione, permettendo l’insediamento delle coppie e la deposizione. Come ci si aspettava, tutte le coppie nidificanti in Emilia Romagna a partire dal 1997 si sono riprodotte in questo habitat artificiale, ricreato al preciso scopo di favorire la Pernice di mare. Un risultato non da poco per una specie così minacciata.
Perchè non fare lo stesso in Sicilia? La suddetta zona è già IBA (Important Bird Area) ed inserita all’interno di una ZPS (Zona a Protezione Speciale), ma tutto ciò sembra essere presente solo sulla carta in quanto non esiste nessun controllo del territorio. Quanto tempo passerà prima che specie rare e protette come l’occhione, la ghiandaia Marina, il grillaio, la calandra, la pernice di mare stessa possano compiere il loro ciclo vitale in pace? Ardua sentenza…
Il vostro caro Totò
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Salvatore Bondì
Naturalista, specializzato in Biodiversità ed Evoluzione.
Ornitologo. Permacultore. Bighellone per necessità.