E’ primavera!
E’ arrivata. L’hai aspettata per mesi, snocciolando i giorni come fossero le ultime ore, contandoli sulle nocche delle mani intirizzite. Ma il 21 Marzo è arrivato. Un’altro ciclo di è concluso. Si rinasce…

Comincia il tira e molla di questa stagione pazzerella, tanto attesa. Il tempo è più incerto che mai. Piove, le nuvole si addensano e si diradano velocemente. Uscire in montagna significa prendersi un sicuro malanno per l’impavida esposizione alle ultime barbe di vento gelido. Ma che gioia quando il sole esce, sicuro e tiepido. La Natura rifà capolino da ogni anfratto, sempre più audace, giorno dopo giorno. L’aria si riempie di ronzii e di canti.

Marzo per me è il mese dei silvidi!
In questi giorni hanno ripreso a tutto spiano i gorgheggi degli occhiocotti e delle capinere, messi a tacere da un inverno che sembrava interminabile. I fringillidi cominciano a cantare già a fine dicembre, al minimo raggio di sole. Se il vero canto della primavera è quello dell’Usignolo, che però è ancora in Africa subsahariana, i silvidi sanno fornire una ottima ouverture alla bella stagione.
Famiglia relativamente eterogenea e a distribuzione Europa, questi passeriformi hanno una straordinaria abilità adattativa avendo conquistato i più svariati habitat, dalle zone umide (genere Acrocephalus) alle foreste mature (Phylloscopus) e in particolare uno dei maggior generi di successo è il genere Sylvia, con circa una 30ina di specie. Colorati, canori e spesso di difficile identificazione, sono la disperazione dei birdwatchers neofiti. Se i maschi sono facilmente identificabili, le femmine sono spesso ostiche, per non parlare dei giovani che in moltissime specie affini sono praticamente identici.

Perchè così speciali?
Pochi sanno che all’interno di questo gruppo tassonomico esiste un “sottoinsieme” di specie più affini, di recentissima comparsa. Un esempio di radiazione evolutiva che nulla ha da invidare a quella dei fringuelli delle Galapagos: i silvidi mediterranei!
Risalendo indietro di ca. 20.000 anni, al periodo Wurmiano, la maggior parte dell’Europa è intrappolata dalla calotta polare artica e il Mediterraneo rappresenta un rifugio per innumerevoli specie. Areali ristretti, isolati, e condizioni di disturbo (in questo caso climatico) accelerano l’orologio dell’evoluzione. In parole povere vengono a crearsi in brevissimo tempo ben 12 specie diverse, tutte strettamente legate all’habitat mediterraneo. Vegetazione raramente boschiva, condizioni semi-aride e forte stagionalità. Sono specie così recenti e ancora così simili tra di loro da essere classificate come gruppo specie dai biogeografi. Si nota la loro vicinanza filogenetica, basta guardare i piumaggi praticamente identici delle femmine e dei giovani, i canti “grattati” molto simili …e l’habitat che è praticamente uguale per tutti (ma vedremo che non è proprio così).
Al ritiro dei ghiacci alcune sylvie, come la capinera o il beccafico, riconquistano la maggior parte dell’Europa adattandosi bene ai boschi decidui e ambienti ripariali. Le nostre 12 specie invece rimarranno sempre lungo le nostre coste, in particolare nella parte occidentale.
Come fanno però tutte queste specie, così simili a non entrare in competizione?
Semplice…scegliendo nicchie diverse!
Se tutte hanno la stessa nicchia fondamentale (cioè lo spazio ideale che teoricamente occupa una specie all’interno di un ecosistema), una popolazione di ogni specie avrà una nicchia realizzata (lo spazio che effettivamente è occupato) per ridurre la competizione con altre popolazioni (in questo caso di specie strettamente affini!). Si può fare un esempio molto pratico con le 4 specie siciliane all’interno di questo gruppo-specie: sterpazzola di sardegna, sterpazzolina, occhiocotto, magnanina

STERPAZZOLA DI SARDEGNA
E’ il silvide più “praticolo” che abbiamo. Predilige garighe molto degradate con ampie porzioni di suolo nudo o con vegetazione molto bassa. Parzialmente migratoria. Spesso si trova anche nei campi aridi lasciati a riposo, purchè abbiano dei margini abbastanza spessi con vegetazione fitta. Personalmente mi è capitato di vederla anche su pascoli xerofili con qualche sparuto cespuglio e nient’altro. E’ l’unica Sylvia a nidificare anche a livello del suolo e a compiere voli nuziali a paracadute, salendo di quota per poi compiere vorticose planate ad ali aperte, cantando a squarciagola: probabile adattamento alle zone aperte, dato che viene eseguito anche dagli alaudidi o da alcuni motacillidi (prispolone)
MAGNANINA
L’habitat elettivo di questa specie è il cespuglieto ad Erica sp. . Siamo quindi ancora in una gariga con piante basse, ma più uniforme e con suolo più ricoperto da vegetazione. E’ la specie meno comune in Sicilia, trovandosi soltanto nelle isole circum-siciliane e in poche località della costa nord/nord-orientale
OCCHIOCOTTO
L’occhiocotto è indubbiamente il più comune tra i silvidi siciliani. E’ una specie di macchia, prediligendo cespuglieti fitti e abbastanza chiusi, habitat indubbiamente molto comune in tutta l’isola. In realtà è una specie in forte aumento numerico ed è sempre più facile trovarla in habitat “insoliti” come giovani uliveti, frutteti o parchi urbani
STERPAZZOLINA
E’ ancora una specie da cespuglieto, ma più lasso e più alberato rispetto agli habitat scelti dall’occhiocotto. E’ comunque abbastanza ubiquitaria, scegliendo di nidificare anche in successioni secondarie con presenza di roveti, vecchie coltivazioni abbandondate, piccoli appezzamenti arborei all’interno dei campi. Personalmente l’ho spesso trovata in piccolissime patch con uliveti e mandorleti dispersi in mezzo ai campi, utilizzando il margine incolto delle strade (in particolare se vi era presenza di cardi!) come zona di alimentazione. Tra i silvidi mediterranei è l’unica specie migratrice transahariana
Per saperne di più sui silvidi
Per chiarimenti su alcuni termini (gariga, macchia)
Il vostro caro Totò

Salvatore Bondì
Naturalista, specializzato in Biodiversità ed Evoluzione.
Ornitologo. Permacultore. Bighellone per necessità.
Dimenticavo…la foto della sterpazzolina è stata scattata nel mio giardino (!!!)