A tre anni dalla sua costruzione, finalmente mi decido a scrivere uno dei post più impegnativi di questo blog, sulla creazione della pozza temporanea che ho costruito in giardino. Con un po di bieco lavoro e tanta, tantissima pazienza sono riuscito a creare un ambiente ricchissimo di vita, un delicato equilibrio naturale che ha senza dubbio facilitato la vita a molti anfibi che venivano a frequentare il mio giardino…ma sopratutto è riuscito a renderlo più vivo, interessante e perchè no, più bello!
Vi avviso però…sarà un fotoracconto abbastanza lungo!
Perchè creare un luogo da destinare agli anfibi?
Tra tutti i vertebrati delle nostre zone, sono probabilmente i più a rischio. La loro doppia vita, divisa tra acqua e terra li rende molto più vulnerabili rispetto ad altri animali. La loro pelle delicata assorbe rapidamente qualsiasi tipo di inquinante. Inoltre, specie nel restante territorio italiano, aumentano costantemente le minacce alla loro conservazione, dal gambero killer ai chitridiomiceti che ne fanno strage.
Sono “vicini di casa” mesti e (quasi) silenziosi. E oltretutto si cibano di una quantità di insetti veramente notevole.
Estate del 2010. Avevo già deciso da qualche annetto di mettere tassativamente al bando ogni sorta di veleni, sia antibiotici che concimi, utilizzati e sparsi copiosamente per il mio giardino. Avevo anche cominciato una faticosa convivenza con le piante spontanee, nate copiosamente dappertutto e che mi avevano regalato splendide fioriture nella primavera appena trascorsa. Qualcosa cominciava a muoversi anche sul lato zoologico, in quel triste angolo di mondo sterilizzato da decenni di pessima gestione. Una sera, seduti a tavola in piazzale, attorniati da orde di moscerini attratti dal neon ricordo di aver sentito un -tump,tump!- sospetto.
Con aria pigra e sorniona, maestosa nella sua incurante flaccidità, avanzava dal buio del vialetto una grossa femmina di Rospo comune – Bufo bufo, attratta dalla vita entomica attorno alle luci. Fu la prima di una delle tante colonizzatrici del mio giardino. Le sentivamo muoversi al buio, facendo schioccare la lingua contro il selciato nelle loro catture serali di routine.
Qualche mese dopo a farci visita fu un anfibio che non mi sarei mai aspettato di trovare. Una Raganella – Hyla intermedia, scivolata giù dal fico che ombreggiava casa e atterrata su mia sorella che faceva il bucato. Tra le urla di terrore degne di un branco di bonobo, un’idea cominciò a frullarmi in testa….
Autunno 2012. Passano ben due anni prima che riesca a mettermi all’opera seriamente. Dopo aver creato rifugio e un prato ricco di prede, manca qualcosa che possa seriamente completare il ciclo vitale degli anfibi. Considerando la quota e la posizione del mio giardino, potrei tranquillamente ospitare tutte e cinque le specie autoctone di anfibi siciliani. La mia idea è quella di creare un luogo idoneo per loro che non per forza sia dedito alla riproduzione. Anche se ho la netta sensazione che ci sia una specie che bazzichi in giro per il giardino e che mi piacerebbe tantissimo vi si riproducesse: il discoglosso!
Sfruttando il terreno argilloso e un sistema preesistente di raccolta delle acque piovane, mi animo di spirito di sacrifico e zappa. In una sola giornata riesco a realizzarla in 4 semplicissimi passaggi:
- Scavato buco di 2 x 1,5 metri, con una profondità massima di 50 cm.
- Ricoperto il fondo con due strati di vari teli trovati in soffitta (copertura di materassi, teli di nylon da imbianchino, teli di plastica semi-rigida da imballaggio)
- Spalmato e pressato la terra argillosa sui teli, per dare un aspetto più naturale, impermeabilizzare ulteriormente e stabilizzare le rive (divertendomi un mondo ad impiastricciarmi col fango!
- abbellito il tutto con rami e tane naturali
Incanalo l’acqua e comincio a sperare….la pozza regge!
Nel giro di poche ore arrivano i primi ditiscidi ed un sacco di Velia sp., piccoli emitteri che pattinano sulla superficie dell’acqua. Dopo sole tre settimane, mentre vado a fare una passeggiata sui bordi della pozza di sera, ho un tuffo al cuore: a pochi metri dall’acqua, perfettamente mimetizzata, c’è una femmina di Discolosso dipinto – Discoglossus pictus , un anfibio endemico della Sicilia e di poche altre zone del Nord Africa. Rimarrà a zonzo per una decina di giorni, per poi sparire quando le temperature calano sensibilmente.
Inverno 2012. Rovistando nel contenitore del compost scopro che ci sono degli intrusi. Due discoglossi infatti dormono beatamente in mezzo al materiale marcescente. Con un piacevole teporino dato dalla decomposizione vegetale, ed insetti a volontà, a chi non andrebbe di passare l’inverno in mezzo al compost? La pozza si è riempita di foglie che adesso giacciono sul fondo. L’acqua, inizialmente torbida, ha assunto prima un vivace color rosso, probabilmente per i tannini rilasciati dalle foglie di vite. Poi è virata ad uno splendido dorato ed infine è passata ad essere chiara e cristallina, probabilmente per via delle abbondanti piogge. Le temperature vanno dai 5 agli 8 gradi. In acqua sembra non esserci vita, ma sulle rive è spuntato del Polypodium, una felce molto comune nelle zone umide. Il condotto di scolo delle acque poi, è un’esplosione di Ranunculus ficaria.
A fine inverno però la neve si scioglie di botto dalle cime più alte delle montagne dietro casa. L’acqua si incanala giù per i pendii, entra nelle condutture ed arriva nella pozza con una violenza inaspettata. Dai tubi escono litri di acqua a pressione che prima spazzano via tutto lo strato di materiale decomposto sul fondo e poi divelgono via adddirittura il telo impermeabilizzante. Ho il morale a terra, convinto del fatto che una volta finita l’acqua la pozza si prosciugherà da sè.
Primavera 2013. La pozza ha retto. La violenza delle acque ha ceduto il passo ad una immissione più lenta e regolare che ha portato con se anche tanto detrito. Il fondo quindi si è alzato e la pozza è meno profonda, ma si è impermeabilizzata da se. Comincia a fiorire anche della menta acquatica che non riesco a determinare. Adesso è una vera pozza temporanea!
E’ Aprile quando, durante una escursione in montagna a pochi km da casa, trovo un ammasso di “roba viva” accanto ad un ruscello. Indeciso se catalogarli come anellidi o nematodi allo stadio iniziale, scatto solo qualche foto, ma non la tocco. Sembra quasi un’ovatura ma molto disordinata, quasi disfatta. A casa, col post produzione, scoprirò poi che si tratta di uova di discoglosso, deposte da qualche femmina distratta sull’erba umida e destinate di certo ad una brutta fine. Poco più avanti mi imbatto invece in uno stagno, con le rive massacrate dagli zoccoli delle mucche. E in due dita d’acqua, sul fondo delle zoccolate, si ammassano nugoli di girini di discoglosso e rospo comune, boccheggiando in quella che ormai è melma. Capisco sia quasi la normalità per i discoglossi, che puntano sulla ultra-temporaneità delle pozze in cui depongono, ma trovarvi dei girini di rospo è quanto meno strano. L’unica spiegazione che riesco a darmi è quella di un’avanzata molto rapida delle acque del laghetto adiacente, seguita da un’ancor più rapida regressione. Ovviamente passo due ore della mia vita a salvare centinaia di girini, pescandoli col tappo di una bottiglietta. E dato che sto salvando loro la vita, qualcuno viene con me a casa, nella pozza temporanea. Si rivelano un’occasione d’oro per studiare e paragonare i tempi e le velocità di crescita di queste due specie, e le diverse zone utilizzate all’interno della pozza (quelli scuri sono Bufo Bufo, gli altri Discoglossu pictus). Ancora oggi dopo più di un anno trovo i giovani neometamorfosati in giro a cacciare, specie quando innaffio l’orto
Autunno 2013. D’estate la pozza è seccata ma al suo posto è cresciuta una giungla di ranuncoli e menta acquatica. Nel fango rimasto, sotto le crepe, estivavano decine di larve di ditiscidae, che nel periodo di piena hanno fatto regolare strage di larve di zanzara. Adesso la pozza è piena e ad un anno dalla sua creazione arrivano loro: le Rane Verdi – Pelophylax sp. . Quando è arrivata la prima ero contento: certo, non era un’ospite d’eccezione ma era pur sempre una specie un più, un tassello di biodiversità aggiunta al mio giardino. Poi sono diventate due, tre, dieci, quindici!
Ben presto hanno colonizzato l’intera pozza, due esemplari adulti e più di una decina di neometamorfosati e subadulti, arrivati da chissà dove. Inutile dire che le rive della pozza sono diventate off-limit per qualsiasi specie di insetto che veniva prontamente divorate. Tranne le infaticabili vespe muratrici, che venivano lasciate sistematicamente in pace durante i loro lavori di bottinatura del fango, dopo aver dispensato punture a destra e sinistra durante i primi giorni di colonizzazione da parte delle rane. Arrivano anche dei lunghi nematodi filiformi, probabilmente parassiti che hanno la pessima abitudine di entrare dagli orifizi degli anfibi, per combinare chissacchè all’interno del loro corpo!
Inverno 2013.
«Lo studio degli animali esige una familiarità così immediata con il mondo animale, ma anche una pazienza così disumana, che non basterà a sostenerlo il solo interesse teorico se mancherà l’amore» Konrad Lorenz
Quando ho creato la piccola pozza nel mio giardino non mi aspettavo granchè. L’idea fondamentale era quella di dare una mano agli anfibi e creare un habitat per il Discoglosso (Discoglossus pictus), anfibio relativamente comune e ben distribuito ma che ha sofferto parecchio di calo demografico dopo l’abbandono delle pratiche colturali tipiche siciliane. Queste prevedevano la presenza di gebbie, piccole raccolte d’acqua sottoforma di fontanili, un paradiso per questi animali. In realtà sapevo che non avrei avuto risultati immediati. O forse che non li avrei mai avuti. Tuttavia creare un ambiente comunque utile a molte altre specie, vedere come si sarebbe evoluto il tutto senza il mio aiuto, mi stuzzicava molto. A lavori ultimati poi si è rivelato un ottimo “ambiente zen” dove sedersi sulle rive e contemplare l’immobilità della superficie dell’acqua.
E così dopo due anni, tra eventi disastrosi che hanno spazzato via tutto, siccità, colonizzazione di infinite e meravigliose forme di vita, sono arrivati a deporre i Discoglossi!
Giravano da parecchio attorno alla pozza, spesso trovavo maschi solitari immersi in acqua ad aspettare le compagne o femmine arrivate in periodi non proprio canonici.
Ieri finalmente la bella sorpresa!
Due ovature di discoglosso!!!
Con le deposizioni dei discoglossi finisce anche il racconto della pozza temporanea. Un ambiente stabile, nella sua stagionalità, che ha permesso a tante specie di colonizzare il mio giardino e mi ha dato nuovi spunti per la ricerca di un ambiente più naturale, ma anche tanti momenti emozionanti e tanto relax, passeggiando lungo le sue rive.
Ad oggi questa pozza non esiste più. Ho deciso di sostituirla con un abbeveratoio in muratura che offra loro un minimo di stabilità in più, e a me nuove esperienze. Non vedo l’ora di vedere cosa lo colonizzerà.
Ma questa è un’altra storia
Il vostro caro Totò
Se volete approfondire, esistono queste ottime pagine su Forum Natura Mediterraneo, che trattano di vari laghetti artificiali per anfibi:
Laghetto del Centro di Entomologia di Piombino
Laghetto della Nebbia – Parco Nazionale Foreste Casentinesi

Salvatore Bondì
Naturalista, specializzato in Biodiversità ed Evoluzione.
Ornitologo. Permacultore. Bighellone per necessità.
Un racconto fantastico, pieno di amore e passione, oltre che conoscenza
Uno stimolo per quelli che – come me – vorrebbero fare ma si lasciano sopraffare: dalla quotidianità, dal tempo che manca, dai problemi…
Ottimo lavoro Salvo, grazie per averlo condiviso con noi
paola m.