L’estate, si sà, è tempo di partenze.
Bombardati da foto patinate di spiagge cristalline affollate di gente, rifugi alpini gremiti di turisti, città d’arte colme di appassionati. E poi ci siamo noi, coraggiosi appassionati che andiamo a rintanarci nei luoghi meno conosciuti, negli anfratti dimenticati dalle masse, che si rivelano tesori naturalistici inaspettati. Uno di questi è il Parco Gallipoli-Cognato, in territorio lucano.
Se decidete di andarci, lasciato Metaponto e le sue spiagge ioniche in direzione di Potenza, vi accoglierà a metà strada un bosco appenninico contiguo e apparentemente sconfinato, interrotto solo dal serpeggiare del fiume Basento.
Ettari ed ettari di cerrete maestose. Qua e là qualche rimboschimento di Larice e Pino Marittimo. E poi pioppi, farnetti, qualche acero a punteggiare di verde pallido il mantello uniforme di una foresta primaria bella come poche. Ho sempre sentito negli alberi una forte carica d’energia. Esseri viventi immobili e testimoni silenziosi del tempo che passa. Il non essere dotati di parola per loro sembra non risultare un problema. Vi parlano della loro storia nelle nodosità dei rami, nei ricami della corteccia. Appoggiare la schiena nuda in un pomeriggio di afa estiva, sul tronco di un gigante di questi, significa poter assorbire la loro essenza, il loro saggio mutismo da spettatore silenzioso. Qui, dove gli alberi hanno dimensioni mastodontiche, tutto queste sensazioni sembrano essere amplificate.
Girare per i boschi Lucani significa trovare continue sorprese ad ogni curva. Qui una Lepre Italica che vi attraversa la strada, la un abbeveratoio circondato da vegetazione lussureggiante. E poi Nibbi reali come se piovesse, Bianconi, tracce di lupo, l’Astore che ci passa a pochi metri mentre siamo comodamente seduti in agriturismo. Nelle radure che si incontrano di tanto di in tanto, le fioriture viola dei cardi attirano impollinatori a decine, tra cui i coloratissimi Cetonidae
Di notte poi, attirati dai lampioncini della foresteria nella quale abitiamo arrivano miriadi di creature notturne, sopratutto cerambicidi e falene. Quando spunta il sole l’umidità del bosco si solleva in spirali di vapore e ovunque picchi muratori, picchi rossi maggiori, mezzani e picchi verdi esplodono in baruffe sonore, facendo risuonare il bosco di aspri richiami e corti tambureggiamenti sul legno morto. Esatto, legno morto! Qui gli alberi sono liberi di morire, lasciati in pace dai forestali, che in Sicilia estirpano qualsiasi cosa come una malaugurata carie. Si adagiano sul terreno umido, in un sonno eterno che offre riparo e cibo a una miriade di esseri viventi, come questo Lucanus tetraodon, il cervo volante del Sud Italia.
Ma il pezzo forte del Parco sono loro, le Piccole Dolomiti Lucane. Aspre pareti rocciose praticamente verticali dove, in mezzo a Nibbi reali e Corvi Imperiali, volano le Cicogne nere. E’ questo in realtà lo scopo del nostro viaggio, inserito all’interno di un tirocinio universitario. Seguire la nidificazione di questi rari Ciconiiformi. Tra mattinate di sole rovente e pomeriggi di pioggia a catinelle riusciamo a vedere diverse imbeccate e il primo, goffo, involo dei pulli. Purtroppo essendo carente di attrezzautra, non ho foto di questa specie, rimando ai link del parco in fondo alla pagina, dove vi sono diversi video di una coppia seguita in web-cam.
Ho scritto piogge pomeridiane non a caso. Qui piove quasi ogni giorno. Che il vento giri da est o da ovest non importa. Dal Tirreno e dallo Ionio arrivano grosse grigie nuvole pigre, ricolme di pioggia. A sera, quando la temperatura scende, le nuvole riversano scrosci improvvisi. Il bosco allora, calmo e arso dal sole estivo, risuona di una musica incredibilmente rilassante. Miliardi di gocce fresche battono e rimbalzano su miliardi di foglie verdi. L’acqua scivola giù sui rami, sui tronchi, balla nei rivoli e si riversa in torrenti. Giù, nella pazza discesa verso valle, verso il fiume Basento che colmo d’acqua offre paesaggi davvero suggestivi.
Se la pioggia vi sorprenderà nel bosco non temete. La copertura è così fitta che è difficile inzupparsi d’acqua. Se proprio volete sentirvi un vero animale da foresta c’è sempre qualche tronco cavo che può momentaneamente ospitarvi. Abbiate almeno la precauzione di non sceglierlo molto alto, dato che qui i fulmini e i tuoni rimbombano nelle vallate in maniera davvero impressionante. Ovviamente tutta quest’acqua non può che giovare alla vita degli anfibi. Pozze, stagni e abbeveratoi sono all’ordine del chilometro e non è raro imbattersi nei tritoni e nelle loro larve, come questa di Lissotriton italicum
Questo posto inolte, nasconde i propri tesori anche sotto terra. A pochi passi dal centro del parco infatti sono numerosi gli affioramenti argillosi. Questa peculiarità crea un sottobosco fitto e rigoglioso dove riesce a crearsi uno strato importante di humus. Pozze temporanee o permanenti, rigogliose di vita, dove il terreno si impermeabilizza. Ma sulle creste o nei luoghi dove l’acqua si incanala il paesaggio appare totalmente trasformato, arido, a volte totalmente diverso, con alberi che crescono rachitici e bassi, anche se a pochi metri la foresta è rigogliosa. Tutta quest’argilla inoltre rivela un’altro aspetto: Calanchi praticamente ovunque, che nella luce del tramonto creano giochi d’ombre degni di un teatro greco. E le immancabili argille varicolori, a dare un tocco pacchiano ai verdi e ai marroni della foresta…
Che dire, non v’era posto migliore per le vacanze estive…
Qui il link del Parco
http://www.parcogallipolicognato.it/
Qui il link sulla webcam al nido della cicogna nera
http://www.cicognaparcogallipoli.it/cicogna_nera_live
Il vostro caro Totò
( e la sua amata Luisa)

Salvatore Bondì
Naturalista, specializzato in Biodiversità ed Evoluzione.
Ornitologo. Permacultore. Bighellone per necessità.