Di Gela, Facebook e il caos di vivere

Di ritorno da Gela. Quanta serenità e turbamento riesce a darmi un luogo del genere. Immaginate, dopo ore e ore di autostrada di scollinare un piccolo promontorio. Improvvisamente si stende davanti a voi, piatta come una tovaglia e verde come l’Irlanda la Piana di Gela. Fertile, florida come il seno di una donna. Devastata come la mastoplastica di Audrina Patridge.

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Se esiste un posto completamente smembrato dalle illogiche attività umani, questo ne è l’esempio eclatante. Sotto cieli infiniti che sanno di Africa svettano vetusti obelischi di cemento. Pieni di crepe e vuoti di senso alcuno. Strade che partono e finiscono nel nulla fanno da contorno a tramonti mozzafiato. E quando a ovest l’aria si infiamma di rosso al crepuscolo, a sud di rosso c’è l’enorme nube tossica del petrolchimico, che infiamma i polmoni dei gelesi.

Eppure tra queste oscenità c’è una delle più grandi pseudo steppe mediterranee d’Italia.  Lavorare qui mi fa sentire un privilegiato. Attorniato da specie per niente comuni, alcune che fanno capolino nel baratro dell’estinto, del non ritorno. Specie adattate ad ambienti tremendamente instabili. Stagni temporanei che diventano suoli di sabbia in un paio di settimane. Strade polverose buone solo per le cicindele. E un’incredibile pulsante vitalissima comunità faunistica.
Gela è anche terra di fantasmi. Quando cammini nella gariga degradata, sui suoli aridi e pietrosi le senti. Quasi le vedi le galline prataiole, muoversi con incedere regale, scomparire in un attimo. Quasi odi il ronzio delle quaglie tridattile, scomparse insieme alle palme nane. Popolazioni ormai ridotte a pallidi spettri. Gela ti conquista. Coi suoi cieli grandi, con la durezza delle condizioni che ti impone. Volente o nolente. Nella fatica fisica riesce ad aprirti e svuotarti la mente. A districare la matassa…

…sono arrivato a Gela infatti, coi pensieri così aggrovigliati che quasi sembravano un gomitolo metallico. Pensieri ridotti a ronzii continui. Nessun filo logico nei ragionamenti, soltanto una lista di cose vuote, viste velocemente e senza interesse. Come l’home-page di facebook. Quando prendete la barra laterale e puntate verso il basso infatti, comincia a scorrervi davanti una serie di testi (raramente letti) e immagini che in realtà non vi interessano. Qualcuna coglie appena la vostra attenzione. E’ un attimo. E’ stata già sommersa da nuove immagini e nuovi testi. Citazioni, vignette, volti di amici, di perfetti sconosciuti. Ridono, si disperano, socializzano, si allontanano. Ma a te in realtà non te ne frega niente. Continui ad andare già con la barra laterale solo per esternare quel ronzio che hai in testa. Quella matassa di pensieri tutti diversi, sconclusionati e senza nessuna apparente organizzazione. Ogni tanto unodi quei pensieri ti si ferma davanti. E’ un attimo. E’ stato già sommerso dall’esame imminente, dall’articolo da scrivere, dall’escursione da organizzare, dal libro da riconsegnare.

Gela ti distrugge. Poi ti ricrea. Ti pone di fronte a confronti così forti, così stridenti che in un attimo ti svuota la mente. La sera, quando il lavoro di campo è finito, quando Facebook è lontano chilometri, confinato nel computer rimasto a casa, la mente si stende. Diventa piatta e silenziosa come la Piana. Accogliente e materna. Sgranchisce le sue connessioni e piano piano si mette al lavoro. Piano. Come una passeggiata in bicicletta la domenica mattina.

Sorridi perché il rimedio alla matassa lo conoscevi già. Pensare piano, godersi le piccole cose. Come questo occhiocotto che si scannava con la sua immagine riflessa sul finestrino di un’auto, mentre facevamo colazione nel bar di fronte. Regale nei momenti di pausa, patetico nella sua battaglia inesistente.

Proprio come la mente umana

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È l’amore per le piccole cose a trattenerci nel mondo, a farci gustare la vita. L’amore per le cose grandi o supposte tali, ci stacca dal mondo e finisce per farci perdere il gusto del vivere.

Piero Chiara, Sale e tabacchi, 1989

2 risposte a “Di Gela, Facebook e il caos di vivere”

  1. Bello bello, grazie di avermi portato con te a conoscere questo luogo per me nuovo :-).

    1. Saturi di Natura dice: Rispondi

      Ehi! Ma guarda un pò chi viene a farmi visita…
      Onorato della tua presenza 😉

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