“Solo gli americani potevano trasformare il birdwatching in una gara”
Questa frase, veritiera nel descrivere il forte sentimento agonistico tutto a “stelle e strisce”, è presa dal film The big Year (tradotto grossolanamente in italiano come “Un anno da leoni”) uscito nel 2011. Tratta appunto della North American Big Year, una gara in cui centinaia di birdwatchers cercano di collezionare il numero maggiore di specie viste durante l’anno, lungo tutto il territorio americano. Non ha avuto un grande successo, ma per il pubblico di nicchia ornitofilo si è rivelata una cruda commedia che rappresenta a tinte vivaci la devoluzione del birdwatching: il twitching! Da spanciarsi dalle risate. Ne abbiamo parlato per mesi, immersi nel fango fino alle ginocchia a contare fenicotteri o nei giri alle reti durante i campionamenti di cannaiole.
The big Year ci da un ottimo spunto per mettere a confronto i due estremi nel mondo dell’ornitologia spicciola: il birdwatching ed il twitching. Se il primo è universalmente conosciuto dai più, soltanto pochi appassionati sanno cos’è il secondo e di solito (almeno nel mio caso) se ne tengono ben alla larga.
Il birdwatching è l’attività di osservazione degli uccelli. Esiste da almeno due secoli ed è conosciuta universalmente in tutto il mondo. La patria d’origine (e di maggior diffusione) è senza dubbio l’Inghilterra. I puristi inglesi dividono addirittura gli appassionati di birdwatching in due categorie:
- I birders, che approcciano il mondo degli uccelli in maniera dettagliata: riconoscono i canti, conoscono a menadito strategie di muta, fenologie, comportamento
- I birdwatchers, che il più delle volte hanno una conoscenza superficiale, affrontano l’argomento senza approfondimenti. Sono in un certo senso più romantici e “passionali”
E poi esiste lui, la traslitterazione maniacale del bw…il twitching!
Derivante dal verbo “to twitch” (movimento spasmodico, tic nervoso, ma anche cinguettìo), il twitching è considerata come l’estremo interesse per gli uccelli. Chi lo pratica (i cosidetti twitchers) sono disposti a macinare migliaia di chilometri e spendere capitali ingenti alla ricerca di accidentali, cioè di tutte quelle specie rare che ogni tanto capitano nel proprio territorio. Più la specie è rara più vale la pena vederla. Più il twticher colleziona specie rare più diventa importante. Il modo di approcciare la passione per gli uccelli quindi è estremamente schematizzato e irrigidito, diventando una lista dove ogni avvistamento diventa una crocetta sulla specie che si è vista. Ovviamente il confine fra birdwatcher e twitcher non è netto, ma sfumato, con situazioni che vanno viste caso per caso.
Ho conosciuto il twitching per la prima volta nel novembre 2006 quando i maniaci cinguettatori inglesi superarono se stessi facendo scalpore in tutti i TG del mondo. Si registrarono quasi 2 milioni di visite in un’area costiera del Devon per l’Urietta beccolungo (Brachyramphus perdix), un piccolo uccello marino proveniente dal Pacifico settentrionale. Ma solo nel 2011 potei toccare con mano quello che davvero significa “do a twitch”, cioè fare un twitch. Un caro amico che mi ospitava mi mostrò uno degli innumerevoli siti web dedicati alle rarità ornitologiche inglesi. Questi, a mò di social network, vengono continuamente aggiornati sugli avvistamenti con date e luoghi in tempo reale. Mi propose di effettuare un twitching dato che quello stesso pomeriggio era stato avvistato un Great snipe (Croccolone – Gallinago media) alle NWT Cley Marshes. “E’ qua vicino” mi disse. Scoprii solo il giorno dopo quello che mi aspettava. Dopo tre (3!!!) ore di macchina arrivammo alle paludi di Cley, una riserva di pochi acri ma molto graziosa, come molte nel Norfolk. I parcheggi erano gremiti di autobus e macchine. La signorina ottantenne all’ingresso (Miss Marple style) ci disse zuccherosamente che eravamo fortunati a capitare “casualmente” lì dato che ieri era stato avvistato un Croccolone. Le chiesi quanti ingressi avevano registrato quella mattina. Miss Marple ci rispose, con un sorrisetto: -1500!- disse…ed erano solo le otto di mattina. La situazione che mi si presentò davanti era questa:
Persone praticamente ovunque. Nei capanni d’osservazione (a due piani, pulitissimi e con i sedili imbottiti!) non c’era posto per mettere uno spillo, la gente si riversava a centinaia sui pontili. C’erano twitchers di ogni età, sesso ed estrazione sociale. Decine di passeggini affiancati ospitavano bambini britannici dormienti, massacrati dalle zanzare. In tutto quel marasma però vigeva il totale rispetto altrui, non volava una mosca…e del Croccolone ovviamente neanche l’ombra. Venni a sapere il giorno dopo che il povero uccello alla fine aveva ceduto e alle 7PM di sera era uscito da sotto il capanno tormentato dai morsi della fame. Prima non aveva osato mettere fuori il naso… ops il becco!Tutto ciò accade anche in Italia solo che visto che siamo quattro gatti l’effetto scenico è meno sconvolgente. In realtà in Italia la gente rimane sconvolta già al solo vedere persone con binocolo e cannocchiale che osservano uccelli…
Ci sono molti lati negativi nel twitching. Le rarità ornitologiche quando arrivano sono seriamente provate dalla migrazione. Se un uccello arriva esausto dopo i chilometri percorsi normalmente durante la propria rotta, immaginiamo un uccello che sbaglia strada! Il riversarsi di centinaia di persone nei luoghi d’avvistamento, oltre a stressare ancora di più i poveri sbandati, allontana praticamente tutta la fauna del luogo. Un po quello che succede a chi vede riversarsi fiumi di gente sotto casa propria all’apertura di un nuovo locale.
Di positivo però c’è il grandissimo appoggio finanziaro che i twitchers danno alle riserve (in Inghilterra l’ingresso è a pagamento, in questo senso per loro l’arrivo di una specie rara è una manna dal cielo) e il grandissimo interesse che una così grande massa di gente riesce a smuovere . Nel 2005 nel Devonshire 3 coppie di gruccioni nidificarono per la prima volta nella storia inglese. Ebbene grazie all’interesse collettivo la RSPB comprò 3 km di fiume per “tutelare la colonia”! Di contro in Italia folle del genere si possono osservare solo mentre sono intente ad aspettare i fringillidi sui valichi alpini o i migratori nelle piccole isole. Ovviamente gli augurano buon viaggio a colpi di fucile…
E io? Di sicuro non mi reputo un twitcher! Diciamo che adoro il birdwatching contemplativo…
Se sono riuscito ad interessarvi ecco qualche sito che potete spulciarvi:
articoli (eng)
http://www.stuff.co.nz/world/europe/9522085/The-wild-wild-world-of-British-twitching
http://www.fatbirder.com/links/listing_and_racing/twitching.html
Twitching site, sia Uk che italiano:
http://www.rarebirdalert.co.uk/
http://www.ebnitalia.it/news-35/rarita-in-italia.html
Il vostro caro Totò

Salvatore Bondì
Naturalista, specializzato in Biodiversità ed Evoluzione.
Ornitologo. Permacultore. Bighellone per necessità.
Ho letto il libro The big year, è molto interessante! spiega un sacco di cose, l’arrivo di “El Nino” e la conseguente carrellata di rarità!, la nascita dell’ornitologia americana e del Big year, lo “Yucatan Express” e il “fallout”!
Da leggere, anche se alcune parti sono un po romanzate e noiose.
E l’hai trovato in italiano? Interessante…
si si, in italiano, e s’intitola come il film; c’è anche la foto dei protagonisti del film. Infatti è uscito in italiano solo dopo il film, ma la versione originale è del 2002. Me l’ha regalato un amico, Nicolò Pitti, grande appassionato di uccelli!